RIFORMA GIUSTIZIA: POGGIA EMENDAMENTI M5S
Mentre il Centrosinistra lamenta la “pioggia” di emendamenti presentati dalla Lega sul Ddl Zan, su un altro tema spinoso come la riforma della giustizia i ruoli si invertono: il Movimento 5Stelle ha presentato la bellezza di 916 emendamenti, appena 24 ore dopo l’incontro tra Draghi e Conte dove il designato leader grillino aveva promesso «sostegno» agli emendamenti approvati in CdM sull’impianto della “fu” riforma Bonafede. Non solo, anche il Partito Democratico ha presentato modifiche sulla norma transitoria della prescrizione: e in tutto questo, sono le parole del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri (intervenuto in Commissione Giustizia alla Camera) a rendere il testo incardinato dalla Guardasigilli per le discussioni al Senato (dal 23 luglio) tutt’altro che blindato.
«La riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Marta Cartabia deve essere modificata», questa la nota dei deputati M5s che accendono un dibattito sempre più infuocato sulla giustizia, a pochi giorni dall’avvio obbligatorio delle discussioni in Parlamento per poter ottenere il via libera dei fondi PNRR. «L’audizione è stata drammaticamente chiara. Tra tutte le critiche espresse da Gratteri – ribadiscono i parlamentari grillini – quelle che più preoccupano, poiché prefigurano scenari inquietanti, sono relative alle conseguenze concrete: ‘convenienza a delinquere’ e ‘diminuzione del livello di sicurezza per la nazione». Il magistrato – non da oggi vicino alle tesi della giustizia di Grillo e Di Miao – ha poi ribadito come con tale riforma Cartabia si rischia «un aumento smisurato di appelli e ricorsi in Cassazione perché con questa riforma a tutti, nessuno escluso, conviene presentare appello e poi ricorso in Cassazione non foss’altro per dare più lavoro ed ingolfare maggiormente la macchina della giustizia». Per tutti questi motivi, concludono dal M5s, bisogna «rivedere e modificare nel profondo la riforma, soprattutto con riguardo a prescrizione e improcedibilità. Ne va del futuro del Paese».
COSA HA DETTO GRATTERI
Facendo un rapido passo indietro di qualche ora, l’intervento di Gratteri in Commissione Giustizia ha sollevato un “vespaio” in una vicenda già intricata di suo: «Il 50% dei processi anche gravi non si celebreranno con la riforma Cartabia e le nuove norme sulla prescrizione», attacca il procuratore capo di Catanzaro. Ad esempio i 7 maxi processi che si stanno celebrando nella sua procura, per come è prevista oggi l’impianto della legge che arriverà in Parlamento il 23 luglio prossimo, «saranno dichiarati improcedibili. Se io taglio il 50% dei processi, come le rapine o i reati gravi contro la pubblica amministrazione che non si celebreranno più in appello e in Cassazione perché dato il numero dei magistrati si celebreranno solo i processi con detenuti, tutti gli altri andranno in coda». Il rischio dunque, per Gratteri, è che portando alle estreme conseguenze tale riforma si arrivi quasi a «incentivare perché conveniente il delinquere»: conclude il magistrato, «Fissare una tagliola con un termine così ristretto vuol dire non assicurare che tutto venga analizzato con la dovuta attenzione. A questo punto sarebbe meglio tornare alle norme sulla prescrizione del reato come erano prima della riforma Bonafede, provocherebbero meno danni».
CARTABIA ‘CONTRO’ PD E M5S
«Lo status quo non è un’opzione sul tavolo», reagisce la Ministra della Giustizia Marta Cartabia dopo le critiche e gli emendamenti presentati dalla sua stessa maggioranza. A margine di un incontro a Napoli, la Guardasigilli sottolinea, «Dopo quanto ho sentito su numeri delle pendenze, i tempi delle definizioni dei giudizi, i tempi delle trasmissioni degli atti mi domando: possiamo noi stare inerti e fermi di fronte a una giustizia che non è un Frecciarossa, che in un’ora e dieci ci porta da Napoli a Roma, che non deve fermarsi mai nelle campagne di Frosinone, ma possiamo restare sul calesse perché il Frecciarossa non si inceppi». Ribatte ancora Cartabia dal Palazzo di Giustizia, «Ogni processo che non arriva a sentenza definitiva è una sconfitta. Quelle decine di migliaia di processi che già oggi vanno in prescrizione, non dopo la riforma ma già oggi, sono una sconfitta per lo Stato».
Riformare le tempistiche dei processi non è solo un’urgenza per l’Europa (fissati nel PNRR, tra l’altro) ma è un’esigenza costituzionale: «Tutti i Caino e gli Abele attendono un giudizio severo, giusto e tempestivo. Questo è quello che la Costituzione ci chiede e io non ho altre bussole». Non solo dal M5s ma anche dal Pd giungono ora critiche al testo base approvato in CdM, diversamente da quanto emerso in un primo momento con la piena adesione del segretario Letta alla riforma Cartabia (ha influito l’intervento a gamba tesa di Giuseppe Conte?): «il testo che è uscito dal Consiglio dei Ministri ha necessità – e lo dicono tutti – di aggiustamenti», ha osservato la capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, «entrando nel merito, uno di questi riguarda la prescrizione così come è stata immaginata, che ha una certa rigidità perchè potrà essere applicata in questa forma solo quando effettivamente avremo organici e un’organizzazione diversa della giustizia. Oggi purtroppo quei tempi non potranno essere rispettati. Per questo occorre intervenire per garantire gradualità e flessibilità della prescrizione».