Qual’è la storia vera di Opera senza autore?
Gerhard Richter è il pittore tedesco a cui si ispira la sceneggiatura di Opera senza autore, il film del 2018 che racconta la Germania nazista attraverso gli occhi ‘artisticamente’ sensibili dell’artista Kurt Barnert. Richter è nato a Dresda il 9 febbraio 1932 ed è cresciuto nelle campagne dell’Alta Lusazia. A fine anni Trenta, ancora bambino, Gerhard si lega molto a sua zia Marianne, una donna fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo del suo profilo affettivo ed educativo. Il pittore la immortalerà in uno dei suoi dipinti, Aunt Marianne, a partire da una fotografia. Marianne era decisamente uno spirito fuori dal comune, ragion per cui i nazisti la fecero sterilizzare e uccidere nei loro campi di concentramento. Il titolo assegnato all’opera fu Mother and Child, per sfuggire alla possibile correlazione tra la sua vicenda reale e quanto presente nel quadro. È per questo che gli storici dell’arte la considerano un’‘opera senza autore’, vista l’apparente mancanza di connessione tra il contenuto del dipinto e il vissuto privato dello stesso autore.
Gerhard Richter: biografia
Dopo la scuola, all’età di 16 anni, Gerhard Richter inizia a lavorare come praticante nel campo delle pubblicità e del teatro. Si iscrive in seguito all’Accademia d’Arte di Dresda e sposa Marianne Eufinger. Nove anni dopo nasce Betty, la loro prima figlia. Insegna dapprima presso Nova Scotia College of Art and Design e poi ottiene una cattedra all’Accademia d’Arte di Düsseldorf. Nel 1982 intraprende una nuova relazione con la scultrice Isa Genzken, ma Moritz, suo secondogenito, nascerà da un terzo legame con Sabine Moritz nel 1995. Un anno dopo, Sabine dà alla luce anche una bambina, Ella Maria.
Gerhard Richter: un’analisi della sua opera
Quanto alle caratteristiche della sua opera, invece, è stato Andrea Bonavoglia, sulla rivista Fogli d’arte, a pubblicarne nel 2012 un resoconto accurato: “… un elemento chiave di Richter: la visione e la lettura a strati del visibile. Sovrapporre piani, letteralmente e magistralmente, è stata una delle invenzioni formali del pittore, e il sistematico ritorno di questa soluzione, nelle fotografie dipinte, nei quadri fotorealisti, nelle composizioni astratte ottenute dal moltiplicarsi di strati di colore poi parzialmente rimossi, ci aiuta a capire quasi per intero il suo lungo percorso artistico”.