Il fenomeno, come è noto, oramai è molto diffuso e specialmente attraverso i programmi di messaggistica istantanea e nelle app di social dating è una piaga per le donne: stiamo parlando delle molestie che molti uomini mettono in atto inviando proprie foto di nudo con tanto di veri e propri selfie del proprio organo sessuale. Ma pare che all’orizzonte, stando a quanto accade nel Regno Unito, sia alle viste una stretta e quindi l’invio a una donna di foto del proprio pene si configurerà come reato.
A quanto si apprende infatti dai media britannici, il legislatore sarebbe intenzionato a rendere punibile a quelle latitudini l’invio di immagini di nudo non richieste e affini: come poc’anzi accennato, il fenomeno del cyber-flashing, ovvero l’ostentazione delle proprie nudità attraverso il web, è in aumento e secondo uno studio che fa riferimento al 2019, almeno un suddito di Sua Maestà su due (il 49% per l’esattezza) avrebbe fotografato il proprio membro e inviato lo scatto a una donna. Numeri impietosi e che spesso vedono i diretti interessati derubricare il tutto come uno scherzo o un gioco innocente. Ma presto potrebbero risponderne davanti alla legge, anche se non era loro intenzione arrecare danno.
CYBER FLASHING SARA’ REATO IN UK. ECCO PERCHE’…
Alla base della volontà del legislatore di intervenire, la motivazione che dietro questi atti vi sia sottesa una ideologia sessista e vagamente misogina: ecco perché la Law Commission britannica, un’agenzia di revisione legale del Parlamento UK, ha avanzato la proposta di condannare il cyber-flashing includendolo tra gli atti osceni e i reati a sfondi sessuali. Il passo per capire se l’invio di foto del pene in digitale rientri in questa casistica ma certamente l’opinione diffusa è che si configuri comunque una sorta di molestia sessuale e un atteggiamento coercitivo da parte degli uomini.
Insomma, tempi duri per il cosiddetto “d-k pic” (traducendo liberamente e senza scadere in trivialità, “il selfie del proprio pene”): secondo Penney Lewis, professore di Diritto Penale intervistato in merito, “questo tipo di abusi online può causare danni incalcolabili alle vittime prese di mira, quindi è necessario un cambiamento per garantire la loro protezione da molestie online e cyber-flashing”. Non solo: legiferare in merito sarebbe anche utile a proteggere meglio la libertà di espressione in modo che, secondo Lewis, “si restringa la portata del diritto penale facendo sì che si criminalizzino solo i comportamenti realmente dannosi”.