Ezio Siniscalchi, ex presidente del Tribunale di Bergamo all’epoca del processo di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, per la prima volta è intervenuto in tv, a Iceberg Lombardia. A Marco Oliva ha spiegato che tipo di esperienza è stata quella di Massimo Bossetti in quanto presidente del Tribunale all’epoca: “Io non mi sono mai occupato del processo Bossetti, non sono neanche entrato nell’aula”, ha precisato subito Siniscalchi, ribadendo il suo ruolo del tutto neutrale rispetto alla vicenda. Parlando però di quel processo, ha aggiunto, “Lo considero un mio successo professionale perché è un processo di rilevanza internazionale, si è svolto in perfetto ordine”.
L’ex presidente ha detto la sua sul motivo per cui il tribunale si sarebbe ostinato a dire di no all’analisi dei reperti quando la Cassazione ha sempre manifestato una apertura di base: “L’apertura della Cassazione è solo nel dire che le parti lo possono chiedere, non che lo possono ottenere”, ha precisato ancora Siniscalchi.
EZIO SINISCALCHI, EX PRESIDENTE TRIBUNALE BERGAMO PER LA PRIMA VOLTA IN TV
Ezio Siniscalchi ha cercato di fare delle precisazioni in merito al visto che avrebbe inizialmente dato l’autorizzazione ma che poi ha specificato tutta una serie di cose che non avrebbe potuto compiere: “Non poteva estrarre delle copie, lui stesso ha detto che si autorizzava e poi lo ha ristretto e cancellato”, ha ammesso in riferimento al Presidente Petillo che si sarebbe poi reso conto che quel compito sarebbe dovuto toccare alla Corte d’Assise. “Non mi sembra una cosa drammatica, può succedere”, ha aggiunto. “Probabilmente la stessa istanza non chiariva bene cosa stesse andando a verificare e quindi non ha del tutto valutato la portata dell’autorizzazione che dava”, ha aggiunto. Entrando poi nel merito avrebbe compreso meglio la situazione facendo delle restrizioni. Per lui quella faccenda sarebbe ampiamente risolta ormai da oltre due anni. Sul punto del Dna, il presidente ha commentato: “Ma materia del Dna è molto complicata. La sentenza della Corte di Cassazione che ha deciso il caso ci dedica 100 pagine sul tema e lo dice ripetutamente che il materiale genetico utilizzabile è esaurito, non ce n’è più”, ha precisato. “Quello che è rimasto sono residui delle prove fatte ma dentro non c’è più Dna”, ha spiegato.