L’ospitata di Renato Zero a Domenica In l’abbiamo rivissuta oggi ne Il meglio della trasmissione, a partire dalla sua bellissima esibizione canora. Immancabile l’omaggio sulla straordinaria carriera del cantante ricca di successi indimenticabili. Rivedendosi ha ammesso: “Se rifletto ai chilometri, alle autostrade, agli autogrill… una stanchezza! Io facevo praticamente tutto!”. Un successivo filmato ha fatto rivivere all’ospite di Mara Venier i suoi esordi. “Mi truccavo da solo”, ha ammesso, “era quasi un rituale, il fatto di stare a colorarmi mi offriva questa specie di training autogeno perché gli analisti non hanno preso mai un euro da me! Ancora oggi il camerino inizio ad abitarlo 4 ore prima di andare sulla scena”, ha rivelato. Questo gli avrebbe consentito di acquisire una certa serenità prima di salire sul palco.
Ancora oggi Renato Zero si lascia commuovere dal pubblico “perché lui è la ragione primaria”, ha detto faticando a trattenere le lacrime e commuovendo anche la padrona di casa. “Oltre questo c’è un silenzio di gratitudine, di conforto, di carezze, per molti di loro che sono venuti lì, si sono trasmessi questa fede, questa bella abitudine di venirmi a trovare”, ha aggiunto. Renato ha poi voluto ringraziare i grandi nomi della musica italiana che non ci sono più e che hanno rappresentato dei grandi esempi. “Io sono stato un piccolo esempio, una piccola luce nel buio, ma loro sono un faro!”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Renato Zero ne Il Meglio di Domenica In
È un’intervista densa di ricordi e commozione quella a Renato Zero in replica oggi all’interno de Il meglio di Domenica in. L’intervista è andata in onda per la prima volta nel novembre 2020, e in quell’occasione Renato ha ripercorso buona parte della sua carriera. Lo scorso 30 settembre, il cantautore romano ha festeggiato il suo 70esimo compleanno pubblicando il primo dei tre dischi del suo nuovo album. Sono lontani i tempi in cui era costretto a fare tutto da solo, persino a guidare il furgone con tutta la strumentazione per i concerti. L’evento che gli permise di emergere, negli anni Sessanta, fu un live al Folkstudio di via Garibaldi, a Roma. La sera prima si esibì Antonello Venditti; lui era il secondo artista in programma. Memore della bravura di Venditti, uno spettatore di quel concerto volle andare a sentire anche Renato. E portò con sé 22 persone: “A me ha fatto vincere il passaparola”, spiega Zero.
Renato Zero racconta la malattia
Renato Zero, pseudonimo di Renato Fiacchini, è nato a Roma nel 1950. Non tutti sanno che da piccolo ha sofferto di una grave malattia, l’anemia emolitica, che avrebbe potuto addirittura portarlo alla morte. Zero ne ha parlato a Verissimo, ospite del programma a settembre in concomitanza con l’uscita del suo disco: “È una malattia in cui perdi subito i globuli rossi e hai solo quelli bianchi, praticamente sei destinato a finire. Dopo che mi trasfusero il sangue, qualsiasi latte mi dessero non riuscivo ad assimilarlo”. Per inciso, Renato ha rivelato anche di essere stato sottoposto a una trasfusione durata circa un mese. “Mi hanno cambiato tutto il sangue”, fa sapere l’artista, “un frate me lo ha donato”. Quell’intervento gli ha lasciato sul braccio una cicatrice tuttora visibile.
I nuovi progetti di Renato Zero
All’epoca dei fatti, Renato Zero aveva poco più di un mese. Nutrirlo era un problema, visto che non assimilava nessun tipo di latte. Poi però suo padre ebbe un’idea: andare da Mercatelli, un bar su via Ripetta, a cui chiese un “litro di latte della Centrale”. Incredibilmente, il tentativo andò a buon fine. Zero afferma che suo padre gli abbia donato la vita per la seconda volta, e da qui viene anche il nome Renato, cioè nato di nuovo. Sempre nel corso dell’intervista, il cantautore ha speso alcune parole sui suoi progetti per il futuro e in particolare sulla collaborazione con il giovane autore Lorenzo Vizzini. “Scrive come Umberto Bindi, come Sergio Endrigo”, sostiene Zero. Alcuni dei suoi testi sono stati inclusi nel suo ultimo album.