Scopri chi è Nadine Ibrahim, la figlia del vice Presidente delle Nazioni Unite
Nadine Ibrahim è la figlia di Amina J Mohammed, il vice Presidente delle Nazioni Unite, ma anche una giovane regista. Recentemente, infatti, la figlia del generale Onu ha debuttato con il documentario “Through Her Eyes”. Scritto e diretto proprio da Nadine, il documentario è stato presentato sia al Los Angeles Cinema Festival dove è arrivato in semifinale che durante il Africa International Film Festival dove ha ricevuto una nomination nella categoria “cortometraggi”.
La storia è quella di una donna kamikaze di soli 12 anni: Azeeza, una giovane ragazza rapita dal suo villaggio durante un raid terroristico e addestrata a compiere un attacco suicida. Si tratta di un racconto crudo, ma reale: la storia di una ragazza che racconta il mondo attraverso i suoi occhi intenta a raggiungere il luogo del delitto. Intervistata dal Guardian, la figlia di Amina J Mohammed ha dichiarato sulla sua prima opera: “ho sempre voluto raccontare le storie delle persone, creare una piattaforma per altre voci e ho capito che potevo farlo in un modo visivamente accattivante. Voglio raccontare storie che possono cambiare il mondo. Penso che il cinema possa essere usato come un potente strumento per generare consapevolezza su ciò che sta accadendo nel nostro Paese e nel mondo in generale”.
Nadine Ibrahim: ” ‘Through Her Eyes’ nato dai racconti di mia madre”
“Through Her Eyes”, il documentario di Nadine Ibrahim, la figlia di Amina J Mohammed, è ispirato proprio ai racconti della vice Presidente delle Nazioni Unite. A rivelarlo è stata proprio la figlia durante un’intervista rilasciata al Guardina Women: “una parte di ciò derivava dall’ascolto di mia madre quasi tutti i giorni al telefono durante le sue interviste e nelle conversazioni. Continuava sempre a parlare di quanto fosse urgente questa situazione e di come le cose dovessero cambiare.
L’ho sentita dire: “I bambini non nascono terroristi”. E questo mi è rimasto impresso”. I racconti della madre l’hanno spinta a fare ricerche su questo argomento fino alla realizzazione di un film. “Quando ho continuato a vedere storie nei media ho deciso di fare un po’ di ricerca. Sono rimasto sbalordita dal numero di bambini di età inferiore ai 18 anni che venivano reclutati e mandati a commettere questi crimini” – ha detto Nadine che ha concluso dicendo – “non riuscivo a capirlo. Volevo considerare le donne kamikaze come vittime e non solo criminali. Volevo mostrare alle persone una prospettiva diversa”.