Secondo la scrittrice Carmen Llera “nei paesi musulmani manca la democrazia e le primavere arabe non hanno dato frutti. Lo ha detto parlando con l’Adnkronos a proposito della problematica situazione degli ultimi giorni in Tunisia, dove il presidente Kaïs Saïed ha mandato via il governo e sospeso per trenta giorni il Parlamento, mossa che ha causato scontri di piazza e manifestazioni in tutto il paese. Una constatazione amara che la scrittrice argomenta anche alla luce di una forte “preoccupazione” nata dal fatto che “la moglie di un mio carissimo amico francese, nata in Tunisia, e il suo bambino sono bloccati lì. Sono preoccupata, sto aspettando notizie. Penso – osserva Llera – che non abbiamo esempi di democrazie nei paesi musulmani, e questo mi sembra molto brutto. Vorrei tanto che ci fossero e che funzionassero”.
“Le famose primavere arabe – prosegue la scrittrice – alla fine non hanno dato dei frutti, è difficile fare delle previsioni perché c’è una destabilizzazione totale, gravissima”. Una condizione di instabilità che, ricorda, coinvolge “molti Paesi dell’area, dalla Tunisia alla Libia passando per l’Egitto”. Ritornando sulla Tunisia, la scrittrice si sofferma anche sui problemi sociali: “Non so da quale parte si metterà l’esercito perché il presidente ha destituito il primo ministro. Oltretutto, la gente è esasperata per via della situazione del Covid che è disastrosa. Non so proprio cosa possa succedere”.
La scrittrice Llera, nei paesi musulmani manca la democrazia: il caso Tunisia
Manca la democrazia secondo Carmen Llera e le primavere arabe, alla luce dell’instabilità di Tunisia o Libia, non hanno dato frutti rispetto alle premesse iniziali. La Tunisia è il caso degli ultimi giorni, con il Parlamento sospeso, l’immunità dei suoi componenti revocata e le dimissioni forzate del primo ministro Hichem Mechichi e di alcuni suoi ministri. Il presidente della Repubblica, Kaïs Saïed, ha assicurato che “non si tratta di un colpo di Stato” e di aver agito nei limiti della Costituzione del Paese. Questo nonostante abbia anche deciso di imporre il coprifuoco notturno dalle 19 alle 6 in tutto il Paese e lo stop al lavoro dei dipendenti pubblici per due giorni.
“Ho deciso di assumere il potere esecutivo con l’aiuto di un capo di governo che nominerò io stesso – ha detto Saïed in un intervento alla tv di Stato –. Secondo la Costituzione, ho adottato le decisioni richieste dalla situazione per salvare Tunisi, lo Stato e il popolo tunisino. Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino”. Il presidente non ha escluso l’adozione di altre misure e nel suo discorso ha detto di non volere nuovi spargimenti di sangue a dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini: “Chi punta un’arma diversa da quella della legittimità troverà un’arma, ma non voglio una sola goccia di sangue“. Saïed ha fatto anche chiudere la sede locale della tv panaraba al-Jazeera.