LODO DRAGHI-CARTABIA-CONTE: COSA PREVEDE
L’accordo pare alla fine si sia trovato sull’enorme caos della Giustizia: la riforma Cartabia (ovvero il testo che arriva ad emendare la vecchia riforma Bonafede, mai entrata in vigore) dopo gli scontri nella maggioranza, sembra avere trovato una linea di sintesi dopo il lavoro di mediazione tra Mario Draghi, Giuseppe Conte e la stessa Ministra della Giustizia Marta Cartabia. Prescrizione, improcedibilità, reati terrorismo e PA: su questi punti si snoda il cosiddetto “Lodo Draghi-Conte” partorito nell’ultima settimana con tempi molto stretti visto l’improrogabile arrivo alla Camera del testo sulla riduzione dei tempi per i processi penali in Italia, utile per ricevere i primi finanziamenti del PNRR. Ieri pomeriggio Draghi e Cartabia hanno perfezionato il testo del “maxiemendamento” sul Ddl penale in modo che già domani la Commissione Giustizia alla Camera possa votarlo, poi il passaggio in Consiglio dei Ministri e così dal 30 aprile l’arrivo a Montecitorio.
Il testo della riforma Cartabia resta perlopiù lo stesso, se non su due punti richiesti dal M5s di Conte: l’esclusione della improcedibilità per tutti i reati di mafia e di terrorismo, ma anche la concessione di un tempo maggiore – 3 anni in appello, 1 anno e 6 mesi in Cassazione – per i reati contro la Pubblica Amministrazione. Entro domani sera si dovrebbe dare il mandato ai relatori, Franco Vazio del Pd e Giulia Sarti del M5S, e ancora domani in Consiglio dei ministri potrebbe arrivare il via libera politico all’emendamento Cartabia rinnovato, ovvero senza le tagliole per mafia e terrorismo. «In pochi giorni capiremo se le nostre richieste hanno trovato accoglimento o meno. È chiaro – ha detto ieri Giuseppe Conte incontrando i parlamentari pentastellati – che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile».
RIFORMA GIUSTIZIA, GLI OSTACOLI ANCORA SUL TAVOLO
Con l’accordo raggiunto ora il percorso verso l’approvazione della Riforma Cartabia sembra segnato, anche se restano alcuni ostacoli lungo la strada che potrebbero complicare non poco l’iter di approvazione: in primis lo scontro avvenuto in Commissione in questi ultimi giorni, prima sul nodo improcedibilità e poi sull’emendamento proposto da Forza Italia sulla riconsiderazione del reato di abuso d’ufficio. Con il voto contrario di Coraggio Italia (Toti-Brugnaro), in dissenso dal Centrodestra, la Commissione ha bocciato la richiesta dei forzisti di inserire correttivi “sostanziali” sull’abuso d’ufficio, senza allargare dunque il perimetro della riforma e senza a questo punto ritardarla a settembre. Restano poi ancora sul tavolo le residue richieste grilline – supportate dai magistrati come Gratteri e De Raho – in merito ai reati minori commessi in un contesto mafioso, dove viene richiesto anche qui una libertà dalla tagliola dell’improcedibilità dopo qualche anno di processo non compiuto. «Noi intendiamo veder accolte le richieste di quei magistrati che rischiano la loro vita sul campo», attacca Gianfranco Di Sarno, deputato M5s in Commissione.
L’ITER PER L’APPROVAZIONE
Ora la parola passa ai deputati, con un iter molto stretto per approvare la riforma Cartabia: 2 giorni per superare i 400 emendamenti “sopravvissuti” in Commissione, poi CdM entro domani per il nuovo testo “emendato” con le ultime modifiche del lodo Draghi-Contte; a quel punto, via libera in Commissione entro il 29 luglio sera a meno di lasciare all’Aula il compito di votare gli emendamenti specifici rispetto al “vecchio” Ddl Bonafede (strada però più complessa e irta di possibili ostruzionismi). «Sul piano procedurale permangono problemi di non poco conto. Un unico maxiemendamento in Aula sarebbe vietato dei regolamenti d Montecitorio: perciò, piuttosto che aggirare il divieto con emendamenti spezzettati, e fiducie separate su ognuno, credo che l’esecutivo potrebbe riformulare in commissione il primo emendamento Cartabia, in modo che da venirne fuori con un testo aggiornato all’ultima intesa», spiega a “il Dubbio” il capogruppo Pd in Commissione, Alfredo Bazoli. Il voto di fiducia verrà messo dal Governo, a quel punto, già sabato, domenica ultimo voto finale sul provvedimento (e passaggio alla Senato).