Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e personaggio politico (è anche sindaco del Comune di Sutri, ndr), è intervenuto nella mattinata di oggi, mercoledì 28 luglio 2021, ai microfoni della trasmissione di Rai Uno “Dedicato”, condotta da Serena Autieri e Gigi Marzullo. Innanzitutto, ha fornito un aggiornamento sulle sue condizioni di salute, dicendo: “Se devo dire la verità, quando mi chiedono come sto dopo la malattia che ho superato, dico che stavo meglio quando ero vivo. È un modo per dire che c’è un Aldilà, ma c’è anche un Aldiqua”.
Immancabilmente, però, considerato il recente inserimento di Montecatini Terme e delle pitture trecentesche di Padova nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’Unesco, Sgarbi non ha potuto esimersi dall’esternare il suo pensiero nei confronti dell’ente, che, ovviamente, in piena coerenza con i suoi toni tipici, è stato espresso nella franchezza più totale: “I funzionari dell’Unesco sono dei parassiti che da anni vivono senza fare nulla per i monumenti – ha affermato –. Ci sono pochi siti Unesco in Italia, solo 57, oltre a uno, il 58esimo, che però si trova in Eritrea, Asmara. Ora, capirete che il fatto che Asmara sia stata riconosciuta patrimonio dell’Unesco prima dell’arte di Giotto è sintomatico di come funzioni l’Unesco”.
VITTORIO SGARBI: “PER L’UNESCO IL PROSECCO VIENE PRIMA DI GIOTTO”
Non pago del suo sfogo artistico, Vittorio Sgarbi ha poi aggiunto un altro aneddoto collegato all’Unesco, che ha introdotto nel novero dei suoi patrimoni “il prosecco prima di Giotto, che ha dipinto la meravigliosa Cappella degli Scrovegni tra il 1302 e il 1305. L’Unesco è un ente inutile, che ha la forza di rendere le cose particolari, un po’ come se Marzullo diventasse improvvisamente il conte Marzullo, ma rimane sempre Marzullo…”.
Infine, un commento su Giotto, che, secondo Sgarbi, è colui che ha inventato la prima pittura moderna, “un po’ come Dante, che ha inventato la lingua. Dove c’è lingua, c’è nazione. Il volgare della lingua di Dante e il volgare della pittura di Giotto hanno scritto la storia. Nell’arte di quest’ultimo vedi sentimenti, emozioni, stati d’animo, che nella pittura bizantina non si riuscivano a vedere”.