CHI È ALESSANDRA MAFFEZZOLI
La morte di Alessandra Maffezzoli, 46enne maestra elementare di Pastrengo uccisa nel 2016 dal compagno Jean Luca Falchetto, torna protagonista ad “Amore criminale” con la replica di oggi. Il femminicidio è stato ricostruito dal programma con una docufiction. La donna, che aveva 26 anni quando era stata lasciata inspiegabilmente dall’uomo con cui aveva avuto due figli, nel 2013, quindi all’età di 43 anni, conobbe il barista Jean Luca in una bella giornata sulle rive del lago di Garda, innamorandosene in poco tempo. In quel momento capì che forse la vita le aveva dato una seconda chance. Quell’uomo che sembrava averle cambiato la vita in realtà si dimostrò in poco tempo un’altra persona. Era geloso, morboso e possessivo. Cominciarono i maltrattamenti, poi dopo tre anni Alessandra trovò la forza di lasciarlo.
Ma Jean Luca Falchetto non lo accettò, quindi cominciò a sottoporre l’ex fidanzata Alessandra Maffezzoli ad una sequela molto pesante di atti persecutori, a cui la donna reagì con una serie di denunce che culminarono con un divieto di avvicinamento. Ma nessuna misura restrittiva era in grado di placare l’animo tormentato dell’ex compagno 53enne.
ALESSANDRA MAFFEZZOLI MASSACRATA DALL’EX
Dai maltrattamenti si passò allo stalking. L’idea di Jean Luca Falchetto era di seguire ovunque Alessandra Maffezzoli perché prima o poi l’avrebbe “riconquistata”. Invece nella serata dell’1 giugno 2016 avvenne la tragedia. Di fronte all’ennesimo rifiuto da parte della donna di tornare con lui, l’uomo la colpì alla testa con un vaso e poi la trafisse con diverse coltellate. Tentò subito dopo la fuga, che però fu breve, visto che si fece trovare lui stesso dai carabinieri. Prima confessò il femminicidio, poi provo a giustificarsi: «Temevo mi uccidesse». I militari arrivati all’abitazione di Alessandra Maffezzoli dovettero arrampicarsi sul tetto per riuscire ad accedere all’abitazione, che era chiusa. Il cadavere della donna fu ritrovato nella zona della mansarda. Aveva il cranio fracassato e il petto devastato dalle coltellate. In un biglietto inviato dal carcere alla famiglia della vittima, anziché chiedere perdono, descrisse l’ex come una persona violenta. Un anno dopo è stato condannato in primo grado a 15 anni di carcere, condanna poi confermata in Appello.