Chi è Ruggero Leoncavallo, autore di Pagliacci
Ruggero Leoncavallo, compositore napoletano vissuto tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, è l’autore dell’opera lirica Pagliacci. Leoncavallo nacque a Napoli precisamente nel 1857, e iniziò fin da piccolo a studiare pianoforte. Nel 1866 entrò nel Conservatorio di San Pietro a Majella, dove ottenne il diploma nel 1874. Contemporaneamente iniziò a frequentare la facoltà di Lettere dell’Università di Bologna; otterrà la laurea all’età di soli 20 anni, dopo aver anche compiuto la partitura dell’opera Chatterton presentata nel 1986 a fama raggiunta. All’epoca, il compositore si guadagnava da vivere insegnando pianoforte ed esibendosi nei caffè concerto di Francia e Inghilterra. Fu proprio in quel frangente che arrivò la chiamata di un suo zio dall’Egitto: Ruggero vi si recò e stette lì per qualche anno, salvo poi dover tornare in Europa a causa della guerra anglo-egiziana.
Ruggero Leoncavallo e il grande successo con Pagliacci
Di nuovo in Francia, Ruggero Leoncavallo entra in contatto con l’editore Ricordi, che lo sprona a comporre una trilogia, il Crepusculum, con all’interno I Medici, Savonarola e Cesare Borgia (almeno nelle intenzioni dell’autore). Leoncavallo riuscirà a firmare solo I Medici, che andrà in scena nel 1893 senza riscuotere troppo successo. Sono i tempi della Cavalleria rusticana di Mascagni, che – al contrario di lui – è già riuscito a imporsi sulla scena musicale e operistica. Stimolato proprio dal riscontro positivo ottenuto dal collega, Leoncavallo intraprende un nuovo progetto ambizioso. L’opera in questione è proprio Pagliacci, ispirata a un processo tenuto dal padre – magistrato regio – durante l’infanzia del compositore. La vicenda non è soltanto verosimile, ma vera, e anche per questo riscuote un successo clamoroso.
La crisi di Ruggero Leoncavallo dopo il successo di “Pagliacci” e la rinascita in Germania
Da quel momento in poi, Ruggero Leoncavallo diventa famoso anche all’estero. Un successo come quello di Pagliacci, però, non si ripeterà mai più: in seguito il compositore tenterà di replicarlo con Bohéme, con scarsi risultati. Migliore la reazione del pubblico di fronte a Zazà, nel 1900, e poi a Maja, mandata in scena nello stesso anno a Parigi. La Germania è il paese che lo accoglie più favorevolmente: lo stesso Guglielmo II, imperatore tedesco, si complimenta con lui, facendogli ottenere altissime onorificenze. Dopo il periodo delle operette, Leoncavallo torna all’opera con Goffredo Mameli, un lavoro di stampo patriottico. Con la sua ‘conversione’ all’interventismo, il compositore arriverà a restituire le onorificenze ricevute dal sovrano tedesco. La morte sopraggiunge nel 1919 mentre è al lavoro su altre opere minori.