Una moratoria sull’immigrazione. Un blocco ai migranti per ricostruire la politica migratoria e un consenso nazionale su un tema che è diventato un problema. La clamorosa proposta lanciata in Francia non arriva da Marine Le Pen, bensì da Michel Barnier, ex ministro, ex commissario europeo ed ex capo negoziatore della Brexit per l’Unione europea. Le sue sono misure concrete, per il breve e lungo periodo, per arrivare a gestire l’immigrazione. Le presenta in un editoriale per Le Figaro, il cui titolo è eloquente: “Misure forti e concrete per riprendere il controllo dell’immigrazione”. Ma ne aveva già parlato nelle scorse settimane. Barnier parte da una bocciatura netta alla politica degli ultimi venti anni. Nonostante i tentativi fatti, non solo non sono stati raccolti risultati, ma «l’ondata migratoria si è accelerata». Il problema è che non vi è una integrazione. «Diverse centinaia di migliaia di stranieri sono ormai insediate sul nostro suolo senza capire il francese, e talvolta senza sentire il bisogno di impararlo». Tutti ci perdono per Barnier. Gli immigrati e i francesi. «Il discredito della politica si nutre di questo. La delinquenza e la radicalizzazione islamista ne sono alimentate». Serve quindi una riflessione condivisa per capire quale destino si vuole costruire. Ed è a questo punto che avanza la proposta della moratoria sull’immigrazione con l’idea di sottoporla ad un referendum.
“CHI ARRIVA DEVE UNIRSI ALLA NOSTRA SOCIETÀ”
Il senso della proposta è «darci il tempo di discernere ciò che è possibile e di decidere ciò che è buono». In cosa consiste concretamente? Nel fermare per tre-cinque anni le regolarizzazioni. «Molto rapidamente, saremo in grado di fermare regolarizzazioni incondizionate di persone senza documenti, che oggi sono 30.000 all’anno», scrive Michel Barnier su Le Figaro. Si possono invece accelerare le procedure dei richiedenti asilo, rendendo però più severi i criteri e riducendo il rilascio di visti di lunga durata. Propone ad esempio l’obbligo di conoscere bene la lingua per ottenere un visto di lunga durata, come accade nei Paesi Bassi. L’aumento della detenzione amministrativa a sei mesi, come invece accade in Germania. «Gli stranieri che arrivano in Francia devono essere disposti a unirsi alla società francese», prosegue Barnier. Suggerisce, quindi, un “patto di integrazione rafforzato” che comporterà, ad esempio, un corso basato su punti linguistici, educativi e civici, legato all’occupazione. Ma l’ex ministro francese propone anche a garanzia della moratoria sull’immigrazione di creare uno “scudo costituzionale”, una legge per far sì che nessun tribunale francese possa annullare le misure adottate anche alla luce degli accordi internazionali assunti.
“IL NOSTRO MONDO È INSTABILE E PERICOLOSO…”
Michel Barnier nell’articolo su Le Figaro certifica il fallimento della politica migratoria europea. Ha scritto, infatti, di aver affrontato l’argomento in Europa con i governi che hanno gli stessi problemi e spiega che la stessa Frontex ammette che le frontiere di Schengen sono un “colabrodo”, infatti nel 2019 ci sono stati 139mila attraversamenti illegali. Quindi, propone di completare la riforma biometrica del sistema Eurodac che centralizza il database dei richiedenti asilo, di rivedere gli accordi di Le Touquet e di rendere Frontex una vera e propria pattuglia europea. Ma bisogna anche rafforzare la lotta contro le reti di contrabbando per l’ex commissario europeo. «Se ci prendiamo il tempo di ascoltare ciascuno dei nostri partner, sono convinto che otterremo una revisione degli accordi di Dublino III per una gestione comune degli arrivi», scrive Barnier. La moratoria sull’immigrazione rappresenta anche un’occasione per lavorare con i paesi di partenza, negoziare accordi bilaterali. Ma la Francia deve affermare un principio: «Se i paesi d’origine non concedono i lasciapassare consolari necessari per il ritorno dei loro cittadini, essi non avranno il nostro aiuto. Con questa regola, la Francia non sarà meno giusta. Sarà più credibile». Per Michel Barnier ora paghiamo le conseguenze del lassismo. «Il nostro mondo è instabile, fragile, ingiusto e pericoloso. È in questo mondo che la Francia deve costruire il suo destino. La volontà, la tenacia e la lucidità possono fare di questo destino un’avventura felice», conclude Barnier.