Grace Tall sembrava destinata ad una luminosa carriera da fotomodella in Italia, ma rimasta vittima di una sparatoria ha iniziato un calvario dovuto ai problemi fisici ed oggi vive di stenti in un centro di accoglienza. Grace Tall, come ricorda il Corriere della Sera, era giunta nel nostro Paese nel 2005, 16 anni fa, per fare la modella, ciò che già faceva in Costa d’Avorio la sua nazione d’origine. Dopo un inizio un po’ complicato, come è normale che sia, le cose sembravano incanalarsi sui giusti binari, ma nel 2007 si verificò l’evento che le cambiò la vita, purtroppo in negativo e non come si attendeva la stessa giovane modella: venne colpita da quattro pallottole a testa, collo, braccio e gamba sinistra, dopo che un folle iniziò a sparare dalla finestra colpendo tutto ciò che gli capitava a tiro.
E’ iniziato così un calvario che dopo 14 anni non si è ancora concluso; oggi infatti Grace Tall ha 37 anni, vive in un centro di accoglienza per rifugiati a Cassolnovo, nei dintorni di Vigevano, e tutti i sogni sono svaniti. L’uomo che la colpì così gravemente è stato arrestato e condannato a 8 anni, e avrebbe dovuto versare 75mila euro sul conto della modella, soldi che però la stessa non ha mai ricevuto.
GRACE TALL, DA FOTOMODELLA A INVALIDA: “NUTRO UNA PICCOLA SPERANZA…”
«Sono arrivata in Italia che avevo 21 anni convinta di costruirmi una carriera nella moda – racconta Grace Tall al Corriere della Sera – ero stanca della guerra civile nel mio Paese. Oggi nutro una piccola speranza. Non sarei di certo la prima fotomodella disabile. La mia vita intanto trascorre senza senso, invecchio tirando sera un giorno dopo l’altro». L’ex modella non ci vede da un occhio, cammina cale, ha metà corpo insensibile e non ci sente da un orecchio.
«Lo stato di invalidità fisica — dice una dei suoi avvocati, Verlucca Raveri — non le consente di svolgere alcuna attività. Il luogo dove vive è carente di mezzi pubblici e Grace (laureata in Marketing in Costa d’Avorio) non può frequentare la scuola serale, come vorrebbe. Non avendo reddito non può permettersi un’assistenza sanitaria continua. Il risarcimento danni che le spetta servirebbe per i prossimi interventi chirurgici».