Poco più di un vaccinato su 10 può infettarsi col covid senza però sviluppare la malattia. Questi gli ultimi dati comunicati dal professor Franco Locatelli, coordinatore del comitato tecnico scientifico CTS, nonché numero uno del Css, il Consiglio Superiore di Sanità, e camice bianco fra i più autorevoli d’Italia. «Come affermato anche dal virologo Anthony Fauci – le parole rilasciata stamane ai microfoni del Corriere della Sera – vi è una limitata percentuale (dai dati italiani la stima è del 12%) di soggetti compiutamente immunizzati che possono infettarsi, quasi sempre senza sviluppare malattia, e contagiare. In che misura lo facciano in paragone ai non vaccinati merita ulteriori studi, in particolare mirati a definire quella che è la carica virale nelle loro vie aeree, naso e gola. Insieme al tempo di esposizione questo rappresenta il fattore determinante per il contagio. Si tratta di un evento raro e ancor più rara è l’eventualità che una persona vaccinata, seppure contagiata, finisca in ospedale. La protezione da forme gravi di malattia è superiore al 95% e si contribuisce a ridurre significativamente la circolazione virale, col pericolo che emergano nuove varianti».
Dati quindi molto incoraggianti e che dovrebbero spingere gli scettici a sottoporsi al siero anti-covid, l’unica grande arma per sconfiggere la pandemia: «Spingere l’acceleratore delle vaccinazioni – conferma Locatelli – persuadere la popolazione a seguire le regole di comportamento, prevenire situazioni che possono generare assembramenti». Vaccini a parte, i contagi sono tornati a salire anche se i numeri non sono allarmanti: «I dati del monitoraggio settimanale, incidenza cumulativa a 7 giorni ogni 100.000 abitanti e valore dell’RT, documentano che i contagi continuano a salire, ma non nella misura temuta o da qualcuno ipotizzata. In particolare, nell’ultima settimana vi è stata una decelerazione nella crescita rispetto alle due settimane precedenti. A livello nazionale, i tassi di ospedalizzazione e di occupazione delle terapie intensive rimangono contenuti, rispettivamente 3% e 2.2%. In molti Paesi Europei, i numeri sono significativamente più preoccupanti».
FRANCO LOCATELLI: “SI’ AL VACCINO AI RAGAZZI, TERZA DOSE? VI SPIEGO”
Da tempo si tratta l’argomento della terza dose di vaccino, soprattutto per coloro che si sono sottoposti al siero a gennaio, e i più fragili: «Non abbiamo evidenze solide per decidere se e quando una terza dose andrà somministrata – spiega il professor Locatelli – senza dubbio incrementa la memoria immunologica contro il nuovo coronavirus e ciò potrebbe essere utile per soggetti particolarmente vulnerabili, penso agli ultra settantenni, e a chi ha aumentato rischio di esposizione a SARS-CoV-2 per ragioni professionali».
La conclusione della chiacchierata è dedicata ai vaccini ai ragazzi, per cui Locatelli ribadisce l’importanza di vaccinare anche le fasce d’età più giovani: «Sì. gli adolescenti vengono protetti dal rischio di sviluppare malattia grave o addirittura fatale. I deceduti sotto i 19 anni in Italia sono a oggi 28. Poi perché la protezione degli adolescenti consente di proteggere indirettamente coetanei che frequentano la stessa classe o altri luoghi di socializzazione, ma che non hanno un sistema immunitario capace di rispondere efficacemente al vaccino. Lo stesso discorso si applica ai non vaccinati che entrano in contatto con i bambini».