«Bravissimo Jacobs, però…”, oppure «non era mai sceso sotto i 10 secondi, invece tutto d’un colpo…»: il “day after” alla giornata forse più importante dello sport olimpico italiano – il doppio oro nell’atletica con Marcell Jacobs nei 100 metri e Gianmarco Tamberi nel salto in alto – oltre alla comprensibile carrellata di complimenti ha visto purtroppo qualche velenosa frecciata in arrivo da diversi quotidiani della stampa estera. Sullo sfondo, mai senza un riferimento diretto o una prova esplicita, viene messo in correlazione la stupenda prova di Jacobs nella gara regina delle Olimpiadi con lo “spauracchio” del doping. In pochi hanno avuto il coraggio di scrivere esplicitamente l’obiettivo del loro attacco, ma occorre essere franchi se si vuole raccontare la verità: l’azzurro velocista, come per qualunque altro atleta, dovrebbe ovviamente pagare qualora emergesse un coinvolgimento in ambito doping. Senza però uno straccio di prova e partendo da non precisati “dubbi” sulla stampa, l’accostare la parola “dubbio” alla finale dei 100 metri vinta dal 26enne italiano non è solo una illazione ma ha tutti i canoni della diffamazione.
«La gara che a lungo ha definito la regalità è andata a un italiano nato in Texas che non aveva mai corso sotto i 10 secondi fino a quest’anno. È un 26enne i cui giorni migliori prima di questo sono stati nel salto in lungo. È un uomo che nemmeno il corridore nella corsia accanto conosceva davvero», ha scritto stamane il Boston Globe, simile a quanto osservato da Adam Kilgore sul Washington Post, «un uomo italiano calvo e con le spalle larghe ha scioccato il mondo. Solo i più ardenti seguaci dell’atletica leggera avevano sentito parlare di lui. I bookmaker lo davano a otto o a dieci. Prima del 2021 non aveva mai corso i 100 in meno di 10”03, un tempo che non lo avrebbe qualificato per la finale dei Trials USA a giugno. Da ieri sera solo 10 uomini nella storia hanno corso 100 metri più velocemente di lui». Ancora più esplicito, Kilgore aggiunge «Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica leggera fa sospettare un miglioramento improvviso e immenso. Gli annali di questo sport sono disseminati di campioni improvvisi che in seguito si sono rivelati degli imbroglioni col doping. Sarebbe ingiusto accusare Jacobs e non riconoscere il contesto della sua crescita. Jacobs merita il beneficio del dubbio, il suo sport no».
SCHWAZER DIFENDE MARCELL JACOBS
Malizioso anche Matt Lawton del Times sui social appena finita la finale dei 100 metri: «Il nuovo campione olimpico è sceso sotto i 10 secondi per la prima volta a maggio. È venuto qui e ha corso 9″84 in semifinale e 9″80 in finale. Ah bene». Un suo collega Rick Broadbent argomenta così sul quotidiano inglese la vittoria di Jacobs, «Fino a quest’anno non era mai sceso sotto i dieci secondi. La sua ascesa al vertice è un evento ancora più sbalorditiva dato che ha trascorso gran parte della sua carriera come saltatore in lungo. Uno dei più grandi shock nella storia delle Olimpiadi. La parte triste della storia consiste nel fatto che, da Ben Johnson a Justin Gatlin, fino a Christian Coleman, l’arrivo di una nuova stella allerta i più scettici. Come tutti i migliori velocisti, Jacobs dovrà affrontare delle domande man mano che la sua fama crescerà. Non è colpa sua, ma delle prime 50 prestazioni di tutti i tempi dei 100 metri. Bolt ne ha corse 14. Eliminate Bolt e 32 delle 36 successivi sono stati ottenute da uomini risultati positivi». Dubbi, sospetti, illazioni e commenti al limite del rancoroso: un bruttissimo esercizio di accanimento giornalistico, solo 24 ore dopo la vittoria alle Olimpiadi di Tokyo e – lo ribadiamo – senza alcuna prova a conferma di quelle tesi “velenose”. Un ex campione come Alex Schwazer, che in quanto a doping (in un primo caso, da lui confessato) e soprattutto ad accuse false costruite contro di lui ne avrebbe da raccontare, ha difeso così l’atleta azzurro sull’Adnkronos: «quando uno va forte escono sempre queste storie messe in giro da parte di alcuni invidiosi. Sembra che quasi ci si debba scusare di essere andato così veloce. Queste accuse velate che ho letto sono molto tristi ma per fortuna lasciano il tempo che trovano». Nonostante l’assoluzione del Tribunale di Bolzano dall’infamante accusa di doping, il CIO ha confermato la linea ostinata impedendo al marciatore di correre prima le Olimpiadi 2016 a Rio e ora pure quelle 2021 a Tokyo: «Marcell ha scritto la storia dello sport italiano – conclude Schwazer -, si deve godere il momento. Ha fatto qualcosa di incredibile e gli faccio tanti complimenti. La sua gioia non deve essere minimamente turbata da accuse sterili».