Mario Draghi ha tolto il segreto su tutti i documenti relativi all’organizzazione Gladio e alla loggia massonica P2 guidata da Licio Gelli. L’annuncio è arrivato da Palazzo Chigi con l’obiettivo di arrivare alla verità sulle stragi che hanno lasciato il segno nel Paese. Il presidente del Consiglio ha firmato infatti una direttiva per declassificare gli atti e renderli pubblici, mettendoli a disposizione dell’Archivio centrale dello Stato.
Palazzo Chigi ha spiegato in una nota come questa decisione “potrà rivelarsi utile ai fini della ricostruzione di vicende drammatiche che hanno caratterizzato la recente storia del nostro Paese”. Un’iniziativa che arriva proprio nel giorno del 41° anniversario della strage di Bologna, per la quale il nuovo processo sui mandanti è iniziato lo scorso aprile. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi aveva fatto un appello, chiedendo di “dissipare le ombre”. La direttiva firmata da Draghi va incontro alla richiesta dei familiari delle vittime delle stragi e alle associazioni.
Draghi toglie il segreto su Gladio e P2, qual era l’attività delle due organizzazioni
Il segreto tolto da Mario Draghi riguarda l’organizzazione Gladio e la loggia massonica P2. La prima era un’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale Stay-behind (accostata anche alla morte di Ilaria Alpi) per contrastare una possibile invasione nell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica e dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia. La seconda assunse forme deviate sotto la guida di Licio Gelli.
Già nel 2014 l’allora ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva tolto il segreto sulla documentazione relativa alle stragi di piazza Fontana a Milano (1969), Gioia Tauro (1970), Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), piazza della Loggia a Brescia (1974), dell’Italicus (1974), Ustica (1980), stazione di Bologna (1980) e Rapido 904 (1984) conservata negli archivi degli organismi di intelligence e delle amministrazioni centrali dello Stato. Secondo la legge n. 124/2007, infatti, “gli archivi dell’intelligence come patrimonio a disposizione degli studiosi, del mondo dell’informazione e di tutti i cittadini”.