Il 31 luglio è stato il giorno nel quale, secondo gli ultimi dati diffusi, il numero di persone che ha completato la vaccinazione, ricevendo entrambe le dosi dei vaccini in uso (Pfizer, Moderna e AstraZeneca) o la dose unica (Johnson & Johnson), ha superato quota 32,4 milioni, cifra pari al 60% dei cittadini di età superiore ai 12 anni. Questo dato non rappresenta ancora l’immunità di gregge, per la quale bisognerà attendere di coprire l’80% della popolazione vaccinabile, una quota che, al ritmo di 500mila somministrazioni giornaliere, sarà comunque raggiunta tra 40 giorni circa, nella prima settimana di settembre.
Il 60% è tuttavia una soglia importante ed è, dunque, una buona notizia che va a mitigare le molte preoccupazioni destate dalla rapida diffusione della variante Delta e dall’ormai evidente inizio di una quarta ondata, sperabilmente di dimensioni inferiori a quelle precedenti.
Tutti i numeri sono, infatti, ormai in crescita.
Come sappiamo il tasso di positività è il primo parametro a segnalare cambiamenti di tendenza e nell’ultimo mese quest’ultimo è salito dallo 0,44 % al 2,6%.
A seguire sono ripresi a salire il numero di ricoverati con sintomi (da 1.115 a 1.736 in 15 giorni) e i ricoverati in terapia intensiva, i quali sono passati dal minimo di 156 (raggiunto il 15 luglio) al valore di 249 registrato in data odierna. Sebbene si tratti di numeri ampiamente sotto controllo a livello nazionale, alcune Regioni cominciano ad avvicinarsi pericolosamente alla soglia di rischio.
Da ultimo, da 12 giorni, abbiamo purtroppo cominciato ad assistere ad una sia pur lenta crescita anche del numero di decessi, che è passato da 10 il 19 luglio a 20 il 31 luglio (medie settimanali).
Questi numeri in crescita sono stati l’effetto della rapida diffusione della variante Delta (o “Indiana”) la quale è caratterizzata da una maggiore trasmissibilità rispetto alle altre varianti. In Italia alla fine di luglio la prevalenza della variante Delta di Sars-Cov-2 è del 94,8% (in forte aumento rispetto al mese precedente), e ha superato per la prima volta la variante Alfa ormai minoritaria con una prevalenza del 3,2%. La variante Gamma riguarda ormai solo l’1,4%.
Ma se è davvero iniziata una quarta ondata, perché dobbiamo accogliere come una buona notizia il raggiungimento del 60% dei vaccinati? Non è invece i segno che la campagna vaccinale non è efficace?
C’è un dato su tutti che ci dà conforto in questo senso ed è relativo alla ridotta letalità del virus in soggetti vaccinati. In effetti, da febbraio 2021, il numero dei decessi ha riguardato al 98% persone non vaccinate o parzialmente vaccinate e solo il rimanente 2% ha riguardato i soggetti vaccinati.
Inoltre, possiamo imparare molto da ciò che sta succedendo nel Regno Unito, nazione la quale per prima ha sperimentato la diffusione della variante Delta.
Qui i numeri mostrano con evidenza la grossa protezione dal virus fornita dai vaccini.
In questo paese, infatti, con oltre il 70% di popolazione vaccinata con almeno una dose e il 56% di vaccinati completamente, il parametro Rt è diventato 4-5 volte inferiore rispetto a quello iniziale e l’attuale quarta mini-ondata si sta già spegnendo spontaneamente per mancanza di un numero sufficiente di soggetti suscettibili. In effetti, il numero degli infetti, che era salito da circa 2.000 l’11 maggio a 50.000 il 16 luglio, da quel momento ha ripreso a calare ed è oggi tornato a 26.000 unità.
Ma ancora più rilevante è la diminuita letalità del virus. È bastato, infatti, vaccinare la metà della popolazione più anziana per vedere il tasso di letalità ridursi in maniera evidente. Confrontando, infatti, l’ondata invernale con quella attuale osservata nel Regno Unito, a parità di casi giornalieri (26.000) il numero di decessi è oggi pari a 76 mentre il 27 gennaio esso era pari a 1.725, ovvero ben 23 volte superiore a quello attuale!
Se, dunque, il vaccino non riesce ad arrestare la diffusione della nuova variante, pur tuttavia riesce a proteggere la popolazione dalle complicanze più letali.
Nonostante i segnali negativi delle ultime settimane, possiamo dunque guardare con fiducia al prossimo autunno quando dal 60% odierno si passerà all’80% di copertura della popolazione ed i suscettibili al virus risulteranno ancor più drasticamente ridotti.
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