L’arcidiocesi di Perugia-Città delle Pieve ha preso subito posizione in merito alla vicenda di don Vincenzo Esposito, prete di San Feliciano accusato di aver “comprato” rapporti sessuali virtuali con un minorenne del Palermitano per poche decine di euro. Il sacerdote, arrestato con l’accusa di prostituzione minorile aggravata, avrebbe avuto come complice la mamma del ragazzo, che ora si trova ai domiciliari, ma ci sarebbero altre tre vittime. La curia ha fatto sapere di aver preso atto «con stupore e dolore della notizia» e ha assicurato «la più completa disponibilità alla collaborazione con l’autorità giudiziaria per il raggiungimento della verità». Inoltre, ha precisato «che mai alcuna segnalazione è giunta all’autorità ecclesiastica relativa ai fatti oggetto dell’indagine». Quindi, ha evidenziato l’importanza di «approfondire con diligenza i fatti, applicando le indicazioni dettate dalla normativa canonica e a seguire le eventuali indicazioni offerte dalla Santa Sede». L’arcivescovo, il cardinale Gualtiero Bassetti, si è detto «profondamente rattristato» e ha espresso «la propria vicinanza, umana e spirituale, alla comunità parrocchiale di San Feliciano e in particolare a tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda».
Il legale di don Vincenzo Esposito, l’avvocato Renato Vazzana, all’AdnKronos ha spiegato di aver parlato col suo assistito durante l’arresto: «Conosco bene la persona, ovviamente sono meravigliato di tutto. L’ho trovato molto sereno seppure amareggiato. Domani (oggi, ndr) nell’interrogatorio andrà a contestare tutte le accuse». A Umbria24 invece il legale ha spiegato che il suo assistito «ha negato ogni accusa, sostenendo anche che conosce soltanto uno dei ragazzini indicati come parte offesa, si tratta di tre minorenni, mentre gli altri non li ha mai neanche conosciuti». Inoltre, ha negato «sia di aver chiesto e ottenuto le prestazioni sessuali online che ovviamente di aver pagato». Arrestato vicino Perugia, il religioso ora è detenuto a Spoleto. (agg. di Silvana Palazzo)
SESSO IN CHAT CON MINORENNE: ARRESTATI PRETE E MAMMA
Una madre avrebbe fatto prostituire il figlio minorenne con un prete di 63 anni in cambio di soldi: questa è l’incredibile notizia di cronaca che giunge dai carabinieri di Termini Imerese, che hanno arrestato il sacerdote “aduso a pratiche sessuali illecite”, che ne rivelano “anche le sistematiche modalità di consumazione, la pervicacia e l’insistenza nell’avanzare le richieste, sempre dietro la prospettazione di una ricompensa economica conseguita al soddisfacimento degli istinti perversi”, come scrive il gip Fabio Pilato nell’ordinanza di custodia cautelare.
Come riporta l’agenzia di stampa nazionale Adnkronos, la donna avrebbe incentivato questo tipo di rapporto tra suo figlio e il religioso, avvenuto tra Perugia, ove risiede l’uomo, e il Palermitano, luogo in cui la madre vive con il ragazzino. I due si sarebbero inviati reciprocamente materiale pornografico attraverso l’utilizzo dei social network. Il prete, come detto, è finito in manette con l’accusa di prostituzione minorile aggravata, mentre la mamma del giovane si trova in questo momento agli arresti domiciliari.
“SESSO IN CHAT PAGATO CON OFFERTE FEDELI”
Nel prosieguo dell’ordinanza di custodia cautelare, emanata dal gip e pubblicata da Adnkronos, si parla di “rapporti intrattenuti dal parroco con i soggetti minori coinvolti nelle sue trame” e di “paradigma della sequenza criminale, costituita dalle richieste di prestazioni sessuali – essenzialmente incentrate su filmati e videochat -, in cambio della dazione di danaro”. Citando testualmente il contenuto dello scritto del giudice, il sacerdote ha saputo impostare un gioco psicologico di dipendenza e anche di affetto, inducendo in tentazione i ragazzini con le ricompense economiche e così approfittando delle umili origini e della situazione di bisogno.
In buona sostanza, il religioso attuava un “perverso modus operandi” in “totale spregio dei principi di etica e di religiosità che dovrebbero ispirare il suo comportamento”. Addirittura, per pagare le prestazioni sessuali con i minorenni attraverso le chat disponibili sui social network o mediante altre app scaricabili gratuitamente sui dispositivi mobili, il sacerdote sarebbe ricorso all’utilizzo dei soldi ricevuti dai fedeli nell’ambito delle offerte.