Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinal Gualtiero Bassetti, ha scritto una lettera alla Chiesa di Perugia-Città della Pieve di cui è Arcivescovo: un invito assai prossimo a quanto ribadito ieri da Papa Francesco nel messaggio alla Rete mondiale di preghiera, per una Chiesa viva ma in crisi e non solo per gli scandali più “mediatici” e “rumorosi”.
«Stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo», scrive il Cardinale alla guida della Chiesa italiana. Profezia, etica, responsabilità e visione: la Santa “sposa” di Cristo ha saputo testimoniare questo e molto altro nel corso della Storia, anche grazie alla presenza costante dello Spirito Santo (come ha mirabilmente ricordato nel suo messaggio il Santo Padre). Oggi, con la crisi della fede e il secolarismo ai massimi livelli, non è facile “incarnare” quella testimonianza nella realtà di tutti i giorni: «Noi cristiani, come diceva La Pira, siamo chiamati “ad elevare nel mondo la lampada di Dio”. In un tempo nel quale sembrano far da padrone l’edonismo, la tecnica ed una schiacciante cultura relativistica, questa lampada è necessario che sia ben accesa e stia in alto. Di tutto questo, purtroppo, anche noi credenti abbiamo in parte le nostre responsabilità».
“NON RASSEGNARSI AL QUOTIDIANO”
Il Cardinal Bassetti osserva come al giorno d’oggi occorra abituarsi al più presto a considerare la Chiesa come una “minoranza”, in costante dialogo con persone che «pensano ed agiscono in contrasto coi principi ispirati al Vangelo. C’è perciò necessità, da parte nostra, di una fedeltà ancora più grande dinanzi a Dio, e di un amore che sappia raggiungere ogni tipo di distanza». Serve una testimonianza ancora più «verace», scrive l’Arcivescovo di Perugia, «occorre unità. Un’unità che è dono dello Spirito Santo e diventa capace di farci superare ogni tipo di ostacolo, perché fonda la sua speranza nella preghiera di Gesù: “ut unum sint!”. Siano una cosa sola! È lo Spirito Santo, che ci sprona continuamente verso la pienezza della verità». Il Sì di Maria ribadito dal Papa nel messaggio ai giovani di Medjugorje viene ripreso indirettamente è il “modello” a cui guardare: per il n.1 della Cei, «Ognuno di noi è chiamato a diventare, sempre di più, pur nei limiti della sua vita, pur nella gravezza delle sue colpe, un sì che risponde al sì di Dio». L’invito finale dell’Arcivescovo è quello di rinnovare la Chiesa e convertirsi in ista del sinodo dei vescovi previsto per il prossimo 9-10 ottobre con Papa Francesco in Vaticano: «Mediante questo atto di conversione si realizzerà quell’unità che il Signore vuole da parte nostra e alla quale noi profondamente aspiriamo. Senza ciò anche il cammino sinodale della Chiesa italiana rimarrebbe un desiderio che potrà risolversi alla fine in un bel documento scritto, destinato agli archivi. Rivolgo a tutti voi un augurio: non rassegnatevi al quotidiano o al pensiero “che si è sempre fatto così”; siate, carissimi, un popolo che “sta in piedi, come quello dell’Apocalisse, davanti al trono di Dio».