Nicola Oddati è il coordinatore delle “Agorà democratiche” e uno degli esponenti di riferimento di Prossima, l’area che ha raccolto l’eredità di “Piazza grande” promossa da Zingaretti all’atto della sua candidatura a segretario del Pd nel 2018.
La crisi post-pandemica comincia a farsi sentire. La fine del blocco dei licenziamenti ci ha riportato alla realtà di un sistema di impresa che era già debole prima e che ha goduto in questi mesi di molto sostegno pubblico. Eppure Renzi ha ripreso ha bombardare il quartier generale del Pd, in particolare ha individuato con il referendum contro il reddito di cittadinanza un terreno di sfida per i prossimi mesi. Come risponderà il Pd?
Lo ripeto ormai da settimane, io ero contrario allo sblocco dei licenziamenti. A mio avviso questo non era il momento. Dopo oltre un anno di chiusure non possiamo permettere che centinaia di lavoratori finiscano in mezzo a una strada. Lo sblocco è un grave errore anche perché, di contro, mancano riforme serie e concrete per dare alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese un’adeguata e ampia protezione, al netto del proprio status contrattuale. Ecco, come Pd avremmo dovuto sostenere l’esigenza di prolungare il blocco dei licenziamenti anche fino all’autunno, aspettare la ripresa e soprattutto attendere la riforma degli ammortizzatori sociali ai quali Andrea Orlando sta lavorando. Renzi rivela una cultura politica fondamentalmente di destra. Trovo le cose che ha detto sul sacrificio e sul sudore grette, arretrate sul piano culturale e pure venate di un classismo antico e a tratti greve. Comunque la risposta più netta a questa demenziale guerra contro il reddito di cittadinanza l’ha data Draghi, dicendo di condividere il concetto che ne è il fondamento. Volerlo cancellare significa non conoscere la realtà. Piuttosto che fare chiacchierare a vuoto, discutiamo di cose importanti come la riduzione dell’orario di lavoro, la redistribuzione verso i giovani e verso le donne, misure di integrazione e sostegno al reddito universale, il salario minimo. Questo è quello che deve fare la sinistra e il Pd.
Avete chiesto ed ottenuto nel nuovo Governo Draghi la direzione del ministero del Lavoro. Una scelta coraggiosa. Ma ora il Pd si trova nella difficile situazione di dover difendere uno dei pilastri della politica del suo alleato principale, il Movimento 5 Stelle, e nel contempo rispondere alle attese per una vera politica di riforme del mercato del lavoro. Come la caverete?
Direi che il ministro Orlando sta lavorando e se la sta cavando molto bene. Il Pd è al suo fianco e più che una difficoltà, il lavoro che c’è da compiere è di grande stimolo. La pandemia ha messo a nudo le fragilità del sistema di protezione sociale, dunque se vogliamo davvero difendere il lavoro ed i lavoratori bisogna andare in questa direzione con convinzione e il lavoro di Orlando sulla riforma è gravoso, ma può segnare una svolta importante. Non si tratta di difendere il M5s. Che il reddito di cittadinanza in questi mesi si sia dimostrato uno strumento utile e che caso mai vada rafforzato e migliorato, è sotto gli occhi di tutti. Ora non dobbiamo perdere tempo. Occorre rimettere al centro il lavoro, occorre una riforma complessiva ed organica sia degli ammortizzatori sociali che delle misure organiche di politica economica e il lavoro del ministro sta andando nella direzione giusta.
In tutto il mondo, e non solo nella sinistra liberal e progressista, prende corpo una coraggiosa politica tesa alla riduzione dell’orario di lavoro, il salario minimo e per forti politiche di riqualificazione professionale, in grado di far fronte ai cambiamenti epocali che stanno cambiando professioni e skills. In Italia il dibattito è fermo a reddito di cittadinanza sì, reddito di cittadinanza no. Come se ne esce?
Se ne esce con idee e scelte coraggiose. In un mondo che tende a concentrare ricchezza e potere, abbiamo bisogno di redistribuire. Di fronte al tentativo di escludere, abbiamo bisogno di includere. Ed è esattamente questo il concetto che c’è dietro alla proposta di riduzione dell’orario di lavoro ed il salario minimo: redistribuire ed includere. Così, aiuteremmo a restituire dignità ad ogni lavoro, soprattutto a quelli che sono maggiormente oggetto di sfruttamento salariale. Consiglio la lettura di un bel libro di un giovane storico ed economista olandese, Rutger Bergman, Utopia per realisti.
Imprese e sindacati sono soggetti indispensabili con cui condividere riforme e politiche innovative. Il Pd sembra in difficoltà su entrambi i fronti: timido verso le spinte più conservatrici dei sindacati, rigido nei confronti di Confindustria.
Guardi, penso che il mondo industriale italiano debba comprendere che una stagione di tensioni sociali non giovi a nessuno. Lo stesso posso dire per i sindacati. Qui c’è da ricostruire un Paese migliore e farlo insieme. Riduzione dell’orario del lavoro non fa rima con riduzione della capacità di contrattazione. Resto però fiducioso, credo che un’intesa sia possibile trovarla. Bisogna tutelare tutti e fare molto di più, come ha ricordato oggi il premier Draghi sulla sicurezza sul lavoro. È inaccettabile oggi morire lavorando, e la sicurezza, così come la tutela del lavoro, sono al centro dell’azione governativa e di discussione. Come scritto da Verdelli, è il punto principale della nostra carta costituzionale e servirà enorme equilibrio per trovare soluzioni che rispettino la dignità di ogni lavoratore.
Torniamo a Renzi e alla Toscana. Letta si candidata a Siena e i rappresentanti di Italia viva fanno sapere che non è scontato il loro sostegno; dopo pochi giorni si riapre il dossier Mps, pagina dolorosa su cui il Pd conserva delle responsabilità. In un quadro tutto sommato positivo per la sinistra in quasi tutte le città chiamate al voto, quel collegio rischia di rovinare tutto? Lei conosce bene la Toscana: come ritiene possibile la convivenza di forze e personalità così diverse tra loro? Come finirà?
Il partito a Siena e ad Arezzo è impegnatissimo e la candidatura del segretario nazionale è la garanzia di un impegno fortissimo e di alto profilo a risolvere i problemi di quel territorio e a indicare nuove prospettive. Io penso che al di là dell’appoggio dei partiti, ci sarà una grandissima risposta.
Lei è tra i responsabili del progetto promosso da Letta al suo insediamento e chiamato “Agorà democratiche”. Il tema del lavoro riuscirà a diventare centrale come da più parti si chiede? Come pensare di fare?
Non solo lavoro ma anche Europa, e giovani. Sono i tre grandi temi emersi con le consultazioni online e che saranno al centro delle Agorà democratiche insieme al tema della qualità della democrazia. Le Agorà vogliono essere un grande esercizio collettivo e di democrazia partecipata. Dalle Agorà abbiamo l’ambizione di far nascere tante idee per rilanciare il Paese e rendere più forte il Partito. Un Pd che punti ad essere sempre più aperto, forte, prossimo. Sicuramente delle tante proposte che arriveranno dalle Agorà, alcune diventeranno proposte di legge, altre programma di governo.
(Antonio Napoli)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.