Agosto è il tempo tradizionalmente dedicato alle meritate vacanze specialmente dopo due anni particolarmente travagliati come quelli che abbiamo alle spalle. Le tristi notizie di cronaca ci ricordano, tuttavia, che le morti “bianche” sul posto di lavoro non vanno in ferie.
In questo quadro è utile leggere i dati Inail, pubblicati solo pochi giorni fa, per avere un quadro generale della sicurezza sul lavoro nel nostro Paese anche se, inevitabilmente, alcune dinamiche sono influenzate dall’effetto “coronavirus”.
Emerge così che le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e giugno sono state 266.804 (+8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale (-5,6%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 28.855 (+41,9%). I dati rilevati evidenziano nei primi sei mesi del 2021 un aumento a livello nazionale degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+17,9%, da 27.201 a 32.065 casi).
Interessante notare come questi eventi sono diminuiti del 33% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 90% nel periodo marzo-giugno principalmente a causa del massiccio ricorso allo smart working lo scorso anno a partire proprio dal mese di marzo. Nella stessa logica abbiamo assistito a un incremento del 7,8% (da 217.695 a 234.739) degli infortuni sul lavoro. Anche in questo caso tali eventi sono calati del 9% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 34% nel successivo trimestre aprile-giugno.
Analizzando i settori più colpiti si nota come il numero degli infortuni sul lavoro denunciati sia aumentato del 6,7% nell’Industria e servizi (dai 209.118 casi del 2020 ai 223.162 del 2021), del 7,3% in Agricoltura (da 12.068 a 12.950) e del 29,4% nelle Pubbliche amministrazioni (da 23.710 a 30.692).
Particolare è il caso del settore “Sanità e assistenza sociale” che, nei primi sei mesi di quest’anno, presenta una diminuzione del 35,8% (sintesi di un +163% del primo bimestre e di un -68% del periodo marzo-giugno) degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020 caratterizzato, come noto, dall’impatto drammatico del Coronavirus sul settore sanitario.
Passando poi alle morti sul lavoro, il rapporto dell’Inail evidenzia, per il primo semestre di quest’anno, un aumento solo dei casi in itinere, passati da 85 a 94 (+10,6%), mentre quelli avvenuti nei posti di lavoro sono stati 41 in meno (da 485 a 444, -8,5%) con un aumento nell’Agricoltura (da 41 a 58 denunce mortali) e nelle Pubbliche amministrazioni (da 24 a 33), mentre l’Industria e servizi si segnala un -11,5% (da 505 a 447 denunce).
Dall’analisi territoriale emerge, poi, un aumento nel Sud (da 115 a 157), nel Nord-Est (da 107 a 118 casi mortali) e nel Centro (da 101 a 102). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 213 a 128) e nelle Isole (da 34 a 33).
Il Paese, insomma, che uscirà dal Covid dovrà, necessariamente, ripartire dal lavoro che, ci si auspica, sarà, sempre più, di qualità, degno e, prima di tutto, sicuro. In tal senso sarà importante anche l’utilizzo che verrà fatto delle risorse del Recovery Fund. La prossima generazione merita, infatti, anche un Paese in cui le morti sul lavoro siano, sempre più, un lontano ricordo del passato.
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