Si chiamavano Mario Verdone e Rossana Schiavina i genitori di Carlo Verdone, attore, regista, sceneggiatore e comico tra i più rappresentativi del cinema italiano. Suo padre Mario era docente universitario di storia del cinema, dirigente del Centro sperimentale di cinematografia e critico cinematografico, motivo per cui non è difficile intuire chi sia stato ad avvicinarlo per primo a questo settore. Il nonno paterno Oreste era un chimico originario di Pozzuoli, mentre la nonna paterna, Assunta Casini, veniva da Siena. Non si hanno molte informazioni sulla madre Rossana e sulla sua famiglia d’origine: di lei si sa solo che scomparve prematuramente nel 1984 (allora Verdone aveva 34 anni). Papà Mario ebbe un ruolo fondamentale nella vita del giovane attore, che prima ancora di intraprendere questa strada cominciò a interessarsi al mondo del cinema redigendo una tesi di laurea sul cinema muto. Fu proprio suo padre ad accompagnarlo nella visione delle pellicole oggetto della tesi, insieme anche alla diva del cinema muto Francesca Bertini.
Il primo approccio al cinema grazie al padre Mario Verdone
Stando a quanto ha dichiarato in un’intervista del 16 novembre a Formiche.net, Carlo Verdone deve molto ai suoi genitori per quanto riguarda la sua formazione: “Capivo che i miei genitori avevano molti interessi culturali. Frequentavano gente importante nel campo dell’arte, della critica cinematografica, della musica, ma fino a 18 anni non mi sono realmente interessato al cinema. Per me era intrattenimento. Solo quando mio padre mi regalò una tessera del Filmstudio (famoso cineclub romano) mi avvicinai sempre di più al cinema. Al punto che iniziai a girare dei film in super 8 sperimentali. E a poco a poco il cinema diventò una mia enorme passione”.
Carlo Verdone su papà Mario e mamma Rossana: “A loro chiedo…”
Ma il rapporto con papà e mamma, per lui, non è sempre stato idilliaco: appena nato, infatti, Carlo portò entrambi sull’orlo dell’esaurimento nervoso. “Mia madre è stata la donna più amorevole che mi potesse capitare. Anche se la mandai, come lei mi disse, in esaurimento nervoso dopo la mia nascita. Non dormii per otto mesi, non facendo dormire né lei né mio padre. Mio padre cambiò stanza, mia madre cambiò città. Finì protetta ad Anzio da amici dove fece un mese intero di sonno, lasciandomi con i nonni e una governante. Ma stava impazzendo poverina”. Al di là di questi episodi legati alla sua infanzia, Carlo Verdone era e rimane tuttora molto legato ai suoi genitori: “A loro chiedo solo una cosa, spesso nel silenzio che precede il sonno, di star vicino ai miei figli, alla mia famiglia. Di proteggerla. Solo questo chiedo”.