Le varianti Covid costituiscono un ulteriore fattore di inquietudine all’interno dello scenario pandemico tuttora in fieri a livello mondiale. Ormai le mutazioni del virus SARS-CoV-2 quasi si faticano a enumerare, anche se, nel caos globale, le autorità sanitarie sono riuscite a istituire un novero ristretto, denominato VOC (“Variants Of Concern”, ossia “Varianti di preoccupazione”) e al cui interno sono state inserite quelle che corrispondono alle prime quattro lettere dell’alfabeto greco: Alfa, Beta, Gamma e Delta. Ad analizzarle, sull’edizione in edicola mercoledì 11 agosto 2021, è stato “Il Corriere della Sera”.
La prima di esse, la variante Alfa, è stata identificata in Gran Bretagna il 14 settembre 2020 e ha avuto la capacità di diffondersi in altri 154 Paesi del mondo, divenendo prevalente in Europa, Stati Uniti d’America, Canada e Giappone. La sua carica virale è decisamente più elevata, ma non pare sfociare in una malattia da Covid più grave rispetto a quella collegata al virus originario (rispetto al quale è più trasmissibile del 50%), né indebolisce la protezione offerta dai vaccini.
LE ALTRE TRE VARIANTI “VOC”: BETA, GAMMA E DELTA
Per quanto riguarda la variante Beta, invece, essa è stata rilevata in Sudafrica sempre nel settembre del 2020, rimanendo tuttavia sostanzialmente circoscritta a quell’ambito territoriale. Dati numerici alla mano, risulta essere meno trasmissibile dell’Alfa, ma ha la maggior potenzialità di evasione immunitaria dal vaccino in termini di possibilità di infezione (ridotte al minimo, invece, le ospedalizzazioni nei soggetti vaccinati con due dosi, ndr). Un mese più tardi, nell’ottobre 2020, la variante Gamma è emersa in Brasile e si è diffusa in America Latina, riuscendo financo a varcare i confini di Usa, Canada ed Europa, senza tuttavia riuscire a imporsi. Anche in questo caso, non si sottrae all’efficacia dei vaccini.
Capitolo a parte per la variante Delta, osservata a settembre 2020 in India. Essa è la principale responsabile dell’attuale recrudescenza epidemiologica nel nostro Paese (e non solo), in quanto risulta essere più trasmissibile del 50-70% rispetto alla variante Alfa. Provoca una sintomatologia leggermente differente, che include emicrania, mal di gola, scolo nasale e febbre (anosmia e ageusia, invece, sono sintomi più rari). I vaccini risultano efficaci, ma con percentuali variabili (fino al 90%) a seconda del totale di dosi ricevute e di eventuali infezioni da Covid pregresse.
LE NUOVE VARIANTI, LE COSIDDETTE “VOI”
Infine, sarebbe scorretto non fare menzione delle VOI, le “Variants Of Interest”, ergo le “Varianti di interesse”, sotto stretta osservazione degli enti scientifici internazionali. Stiamo parlando, nel dettaglio delle varianti Eta (identificata in Nigeria), Iota (diffusa a New York), Kappa (dalla quale è derivata la Delta) e Lambda, riscontrata in Perù. Proprio quest’ultima sembrerebbe rappresentare lo spauracchio più serio tra queste quattro, in quanto, in base alle prime evidenze sanitarie, sarebbe più contagiosa e potrebbe sottrarsi agli anticorpi dei vaccini, perlomeno in maniera parziale. Saranno tuttavia necessari studi approfonditi prima di diffondere informazioni più accurate.
Malgrado spesso siano simili tra di loro, le varianti paiono essere nate in maniera del tutto indipendente l’una dall’altra e quelle incluse nel gruppo VOC sono quelle più contagiose. L’obiettivo, in ogni caso, è sempre lo stesso: replicarsi e diffondersi.