Ad un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia, l’OMS non è ancora in grado di stabilire con certezza le origini del coronavirus. E’ quanto emerge chiaramente dalle dichiarazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha proclamato la necessità di entrare in possesso di “tutti i dati” sul Covid per indagare sull’ipotesi di fuga del virus da un laboratorio cinese. A tal proposito l’OMS ha esortato ogni Paese, “compresa la Cina“, a condividere informazioni sui primi casi. “Permettere il riesame dei campioni ci farà andare avanti nello studio delle origini della pandemia in modo rapido ed efficiente“, ha dichiarato l’Organizzazione mondiale della sanità. “La Cina e un certo numero di altri Stati membri – si legge nel comunicato – hanno scritto all’OMS riguardo alle basi per ulteriori studi sull'”ipotesi di laboratorio” SARS-CoV-2. Hanno anche suggerito che lo studio delle origini è stato politicizzato, o che l’OMS ha agito a causa di pressioni politiche. Dopo aver esaminato il rapporto dello studio di fase uno, l’OMS ha stabilito che non c’erano prove scientifiche sufficienti per escludere nessuna delle ipotesi. In particolare, per affrontare l'”ipotesi del laboratorio”, è importante avere accesso a tutti i dati e considerare le migliori pratiche scientifiche e guardare ai meccanismi che l’OMS ha già in atto. L’OMS si concentra solo sulla scienza, fornendo soluzioni e costruendo solidarietà.
Parole che hanno scaturito una dura reazione da parte di Pechino. La Cina ha infatti rigettato queste richieste, rivendicando di aver sostenuto da parte sua gli sforzi “scientifici” rispetto a quelli “politici” per scoprire le origini del virus. A comunicare la linea della Cina è stato il viceministro degli Esteri, Ma Zhaouxu: “Ci opponiamo al tracciamento politico, abbandoniamo il rapporto congiunto” pubblicato dopo che un team di esperti Oms ha visitato Whuan a gennaio “e sosteniamo il tracciamento scientifico”.
ORIGINI COVID: OMS ANCORA SENZA RISPOSTA, POI ELOGIA L’ITALIA
Da parte sua l’OMS, dopo aver pubblicato il rapporto sugli studi di fase uno sulle origini del coronavirus, ha stilato un’agenda con gli studi che dovranno essere intrapresi proseguendo il confronto con gli Stati membri. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito: “Per affrontare l’ipotesi del laboratorio è importante avere accesso a tutti i dati. (…) Analizzare e migliorare la sicurezza e i protocolli di laboratorio in tutti i laboratori del mondo, anche in Cina, è importante per la nostra biosicurezza e sicurezza collettiva“.
L’Oms ha chiesto a tutti i governi di “depoliticizzare la situazione e di cooperare per accelerare gli studi sulle origini del virus e, soprattutto, di lavorare insieme per sviluppare un quadro comune per i futuri patogeni emergenti del potenziale pandemico“, ovvero le varianti. La ricerca delle origini “di qualsiasi nuovo agente patogeno è un processo difficile, che si basa sulla scienza e richiede collaborazione, dedizione e tempo“, spiegano dall’OMS. Poi la precisazione sugli studi che, viene ribadito, “non sono e non dovrebbero essere un esercizio di attribuzione di colpe, dito puntato o punteggio politico. E’ di vitale importanza sapere come è iniziata la pandemia, per creare le basi per stabilire le origini di tutti i futuri eventi di passaggio da animale a uomo“.
Un elogio particolare è stato riservato all’Italia, ove “è stata facilitata una valutazione indipendente da parte di laboratori internazionali dei risultati di uno di questi studi, incluso un nuovo test di campioni di sangue pre-pandemia“. Il fatto di aver condiviso dati grezzi e concesso di rianalizzare dei campioni in laboratori al di fuori dell’Italia “riflette al meglio la solidarietà scientifica e non è differente da ciò che chiediamo a tutti i Paesi, inclusa la Cina, per far avanzare rapidamente gli studi sulle origini del virus“.