Salvatore Sirigu, intervistato da Sette, il settimanale del Corriere della Sera, affronta tanti argomenti. Il portiere del Genoa non può non cominciare da quella bandiera dei 4 Mori tirata fuori durante le celebrazioni per la vittoria dell’Italia agli Europei, a riprova del suo forte senso di appartenenza alla Sardegna: “Me la sono portata da casa. L’avevo infilata in valigia per ogni evenienza“. Forse è anche per questo forte attaccamento alla sua terra che per Sirigu l’essere stato scartato dal suo Cagliari, ormai diversi anni fa, è stato un dolore: “Fu una grande delusione abbandonare la Sardegna, ma avevo quindici anni e ora posso dire che quella dura lontananza mi ha aiutato a crescere“.
Sirigu d’altronde le sue soddisfazioni se l’è prese, diventando uno dei migliori portieri al mondo e difendendo la porta del PSG con gente come Ibra e Beckham vincendo diversi titoli nazionali. Niente però di paragonabile all’Europeo: “Sono fiero di quello che ho fatto a Parigi, ma la vittoria con la Nazionale ha un significato che va oltre. Dopo un anno e mezzo di sofferenze e sacrifici per il Covid, il calcio ha riacceso l’entusiasmo nel Paese che prima e più di altri aveva pagato e pianto. E’ stata una missione meravigliosa“.
SIRIGU: “SONO ORGOGLIOSO DI ESSERE SARDO”
Si parla ancora di Sardegna: “Sono orgoglioso di essere figlio di questa terra. Mi sento legato a La Caletta, la frazione di Siniscola dove c’è tutta la mia famiglia e le mie origini. Quelle che mi hanno reso così cocciutamente sardo, caparbio, concreto, riservato, introverso ma, una volta rotto il guscio, anche così socievole e generoso. Siamo fatti così, prendere o lasciare. Io sardo atipico per i miei quasi due metri? Smentisco ufficialmente che i sardi siano tutti piccoletti. Ho tanti amici che superano il metro e ottanta. Poi certo ci sono tanti fantini che vengono dalla Sardegna“. A Sirigu poi viene chiesto chi sia lo sportivo più importante della storia sarda, escluso Gigi Riva poiché “oriundo”: “Dico Zola. E’ un emblema e un vanto della Sardegna, oltre a essere un buon amico, mio ex allenatore e vicino di casa. Il suo talento, unito a generosità, passione e lealtà, lo rendono unico. Per noi sardi è difficile imporsi in Italia, lui è diventato un mito in Inghilterra e nel mondo intero“.