Dario Fabbri, giornalista di “Limes”, è intervenuto nella mattinata di oggi, lunedì 16 agosto 2021, ai microfoni della trasmissione di La 7 “Omnibus” per parlare dei recenti accadimenti in Afghanistan e a Kabul, dove i talebani si sono impossessati non solo della città, ma anche del governo nazionale. Analizzando nel dettaglio la situazione, l’esperto ha sottolineato che essi non hanno sviluppato in questi anni una dottrina alternativa rispetto a quella radicata nel loro passato, ma sono alla ricerca di una legittimità internazionale che, due decenni orsono, non perseguivano. Questo perché “sono stati investiti da quello che è capitato. Non sarà sfuggito a nessuno che l’esercito afghano non ha combattuto, di fatto, in quanto i talebani sono stati letteralmente investiti di questo ruolo…”.
Ossia? “I cinesi, i pakistani, i russi, i turchi, gli USA hanno stabilito che i talebani tornassero al potere. All’America tutto questo neppure interessava, ai cinesi e ai pakistani sembrava la soluzione più immediata. Da qui le loro dichiarazioni calmierate: ‘Le donne potranno uscire da sole, rispetteremo la volontà del popolo’. Purtroppo, difficilmente ciò accadrà, ma almeno in questo primo periodo manterranno una condotta scenograficamente irreprensibile”.
DARIO FABBRI: “I TALEBANI HANNO UN CONSENSO REALE IN AFGHANISTAN, IL POPOLO NON HA UN APPROCCIO ALLE ISTITUZIONI”
Nel prosieguo del suo intervento, Fabbri ha rilevato che “gran parte della popolazione afghana non ritiene che uscire di casa e studiare siano diritti. Inoltre, la maggior parte di essa non introdurrebbe un regime simile a quello di 20 anni fa, ma non hanno la nostra stessa visione”. Di fatto, il giornalista ha sottolineato che i talebani hanno un “consenso reale” nel Paese. Questo vuol dire che la loro linea è ciò che gli afghani preferiscono in assoluto? No, probabilmente, ma “non sceglierebbero un’istituzione occidentale, se potessero”.
Anche durante questi 20 anni di regime filoamericano, una parte della popolazione afghana lasciava il Paese, che dunque “non era l’Arcadia, un paradiso terrestre. L’opinione pubblica a quelle latitudini non esiste, non è uno Stato che presenta un approccio individualistico alle istituzioni. La gran parte dei suoi uomini e delle sue donne vi accedono attraverso il clan, la tribù, l’etnia. C’è un’intermediazione che non si può eliminare, perlomeno in questa fase storica”.