Circa la metà dei docenti delle scuole secondarie paritarie (si stimano circa 15mila insegnanti) è sprovvista dell’abilitazione all’insegnamento, perché il ministero dell’Istruzione dal 2014 non avvia procedure e percorsi finalizzati ad acquisire tale titolo.
Un giovane laureato che vuole intraprendere la professione docente, ad oggi, non sa se e come potrà acquisire l’abilitazione all’insegnamento, necessaria per essere assunti nei ruoli statali e per insegnare nelle scuole paritarie.
Le scuole paritarie, per esplicita previsione della legge 62/2000, sono infatti tenute ad impiegare docenti abilitati e spesso sono costrette a procrastinare a lungo rapporti di lavoro “precari” con i giovani laureati, che hanno iniziato ad insegnare in queste realtà scolastiche, in attesa che lo Stato avvii una qualche procedura abilitante.
A cadenza più o meno semestrale, Governo e Parlamento intervengono in materia di reclutamento dei docenti statali, sempre con l’urgente necessità di permettere l’avvio del nuovo anno scolastico e di “sanare” il fenomeno (endemico) del personale precario.
Questa continua legiferazione, di fatto, “blocca” le procedure (certamente le ordinarie, ma spesso anche quelle straordinarie) previste dalle norme previgenti e fa sì che l’apparato amministrativo, sempre in affanno, porti avanti solo le procedure riservate ai docenti precari delle scuole statali (quelle cioè sindacalmente e mediaticamente più sostenute).
Di recente il Governo, con il decreto legge n.73/2021, ha previsto nuove procedure per il reclutamento del personale precario e ha modificato/semplificato quelle previste nel 2019 e avviate nel 2020 (e, purtroppo, non ancora concluse); il Parlamento il mese scorso in sede di conversione in legge di tale decreto (con la legge n. 106/2021) ha addirittura previsto una ulteriore procedura di reclutamento riservata ai soli precari statali.
Sul tema “abilitazione docenti e scuole paritarie”, nel breve e nel medio periodo, si potrebbero percorrere quattro strade.
In primo luogo, nell’immediato, il ministero dell’Istruzione dovrebbe portare a compimento la procedura straordinaria finalizzata alla sola abilitazione dei docenti precari (con almeno tre anni di servizio anche nelle paritarie), prevista dalla legge 126/2019 e bandita con il DM 497/2020. Le semplificazioni introdotte con la recente legge 106/2021 permetterebbero di concludere la procedura entro il 31 dicembre prossimo.
Anche il concorso ordinario (per l’abilitazione ed il reclutamento nei ruoli statali) deve riprendere il proprio iter (per concluderlo celermente, si spera). È stato infatti bandito nel 2020 (DM 499/2020) e i partecipanti sono da più di un anno in attesa di vedere una qualche evoluzione (a parte i docenti delle materie Stem, per i quali le procedure sono state accelerate). Resta da capire chi sia a “bloccare” concorsi previsti dalle leggi e già banditi (con comportamenti gravemente irresponsabili, nei confronti dei giovani partecipanti e di tutta la scuola italiana).
Con riferimento alla prospettiva (medio periodo) occorre considerare, anche per i docenti, la strada già intrapresa per numerose professioni. Come previsto dal Pnrr, il Parlamento sta infatti approvando riforme in base alle quali l’esame di Stato previsto dall’art. 33 comma 5 della Costituzione (necessario per l’esercizio della professione) sia sostenuto in sede di laurea. Sarà dunque direttamente la laurea ad abilitare all’esercizio della professione, a condizione che nel corso di studio si siano frequentati anche tirocini pratico-valutativi (è già così per i medici, lo sarà a breve anche per odontoiatri, veterinari, farmacisti, psicologi…).
Va inoltre riconosciuta l’idoneità all’insegnamento nelle scuole paritarie, oltre che dell’abilitazione, anche della laurea specifica, se accompagnata da 24 crediti formativi (Cfu) in discipline antro-psico-pedagogiche. In base alle norme oggi vigenti i docenti in possesso di tali titoli (oltre a quelli già abilitati) possono infatti partecipare ai concorsi ordinari per la assunzione nei ruoli statali (art. 5 d.lgs. 59/2017). Alla luce di tale previsione, gli stessi titoli (laurea magistrale e 24 Cfu) possono certamente essere ritenuti “idonei” (al pari dell’abilitazione) anche per insegnare nelle scuole paritarie.
Si tratta di strade che possono essere percorse contemporaneamente (per le prime due basta applicare le norme che già ci sono, mentre per le altre occorrono specifici interventi legislativi), per ottenere importanti risposte nel breve e riforme strutturali nel medio periodo, al fine di garantire maggiori certezze ai giovani docenti e alle scuole paritarie e una migliore qualità complessiva del sistema nazionale di istruzione.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI