Il coronavirus muta molto meno dell’influenza, inoltre le probabilità che sviluppi un ceppo resistente ai vaccini anti Covid è molto bassa. Lo conferma anche Carlo Federico Perno, responsabile del dipartimento di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. «Questo virus, nonostante ciò che appare, cambia molto molto meno di virus come Hiv, Epatite C e influenza», ha detto al Fatto Quotidiano. Anche se fanno «miliardi di cicli replicativi al giorno nel mondo» la sua variabilità «non è alta come sembra e non è come quella di altri virus».
Questo ovviamente non esclude che Sars-CoV-2 possa creare una mutazione in grado di eludere i vaccini anti Covid. «C’è una probabilità bassa, ma non zero», ha chiarito il virologo. «Le mutazioni che noi vediamo sono apparentemente tantissime, ma in realtà pochissime rispetto a quello che altri virus avrebbero fatto in condizione di circolazione simile», ha aggiunto Carlo Federico Perno. Inoltre, ha confermato che l’immunità di gregge è difficile da raggiungere con la variante Delta.
PERNO SU IMMUNITÀ DI GREGGE E VACCINO A GIOVANI
«L’immunità di gregge non è un numero, è un obiettivo che è in funzione di tutta una serie di fattori alquanto complessi, ed è diverso da virus a virus e da situazione a situazione, anche geografica e sociale», la premessa di Carlo Federico Perno. Nell’intervista al Fatto Quotidiano ha spiegato che se il virus infetta poco, allora basta vaccinare una percentuale bassa di persone, altrimenti ne serve un numero molto maggiore. «Quindi concordo sul fatto che sia difficile da raggiungere, ma non è impossibile». La vaccinazione ha un ruolo importante, anche quella dei giovani. Da uno studio pubblicato su Nature è emerso che vaccinando una quota importante della popolazione, ma lasciando un’altra rilevante non immunizzata, cresce il rischio di generare varianti che sfuggano al vaccino.
«Questi sono i dati della virologia. Quindi io credo che sia importante vaccinare tutti, per ridurre al minimo questo rischio». Quindi, visto che ora il coronavirus circola più nella fascia 10-29 anni, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, Carlo Federico Perno ritiene «che vaccinare questa fascia di popolazione sia fondamentale, senza ovviamente trascurare quei milioni di over 30, e soprattutto di over 50, che non sono ancora stati raggiunti dal vaccino».