Il caso della giovane ginecologa forlivese scomparsa, Sara Pedri, ha permesso di scoperchiare un vaso di Pandora dai retroscena inediti sul reparto di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento. Il primo terremoto si è scatenato in seguito all’arrivo dell’informativa dei Nas con l’ipotesi di reato di maltrattamenti in reparto, presentata in procura insieme alla richiesta di iscrizione nel registro degli indagati di Saverio Tateo e Tatiana Mereu, rispettivamente ex primario e sua vice. Tateo è stato poi chiamato ad esprimersi sulle testimonianze di alcuni colleghi, di fronte alla commissione dell’ufficio procedimenti disciplinari dell’Azienda sanitaria.
Sono 14, in tutto, tra medici ed infermieri i testimoni che ai carabinieri avrebbero reso dei racconti inquietanti rispetto a ciò che sarebbe avvenuto nello studio dell’ex primario, a partire dai colloqui intimidatori che erano soliti svolgersi al buio, tra le quattro pareti del suo studio. I 14 testimoni, come riferisce Corriere della Sera, sarebbero stati “regolarmente presi di mira”, da gennaio 2018, dai due dirigenti.
Caso Sara Pedri: cosa accadeva nello studio dell’ex primario? Le indagini
Ancora una volta tornano mobbing, demansionamenti ed insulti, gli stessi che anche Sara Pedri avrebbe provato sulla sua stessa pelle così come emerso dalla denuncia di altre sei dipendenti che hanno svelato una serie di “vessazioni mortificanti”. L’azienda sanitaria ha ascoltato oltre 100 dipendenti (110 per l’esattezza) riscontrando “fatti oggettivi e una situazione di reparto critica”.
Proprio su una serie di episodi la commissione dell’ufficio procedimenti disciplinari dell’Apss di Trento ha chiesto a Tateo di esprimersi. Dalle indagini sarebbe emerso che l’ex primario era solito svolgere dei colloqui con modalità inquisitorie, “nello studio buio, illuminato soltanto dalla luce da tavolo”. Lo stesso avrebbe chiesto (ma non ottenuto) di insonorizzare la porta dello studio nel quale riceveva i colleghi: “Era un modo per non fare sentire le urla all’esterno”, si legge nelle carte. Tateo invece si difende parlando di privacy. La commissione non ha mosso alcuna contestazione sul caso di Sara Pedri ma nonostante questo il legale dell’ex primario, avvocato Vincenzo Ferrante, ha mostrato alcune mail che la giovane aveva mandato a Tateo per ringraziarlo per il supporto nei primi mesi dopo il suo arrivo a Trento. Per la difesa dell’ex primario non ci sarebbe stata alcun demansionamento nè colloqui intimidatori. Adesso toccherà alla Mereu fornire la sua versione.