Le tensioni geopolitiche in territorio afghano e la prolungata incertezza sulle prossime mosse di politica monetaria statunitense hanno caratterizzato il trascorrere di queste ultime giornate sui mercati finanziari internazionali. L’ottava che si è conclusa vede un saldo finale accomunare le principali asset class: i benchmark equity (MSCI World Usd), bond (JPM GBI GL. Usd) e commodities (CRB Index) archiviano in territorio negativo la loro progressione settimanale e, in ottica futura, iniziano a presentarsi i primi dubbi sull’effettiva forza attraverso la quale potersi concretizzare una nuova spinta rialzista.
Le borse internazionali rappresentate dal sottostante MSCI World Usd capitolando a -1,44% (variazione settimanale) arrivano a quota 3.080,02 punti ovvero al di sopra dell’importante supporto in area 3.070,78; l’eventuale cedimento di quest’ultimo vedrebbe compromesso l’intero impianto grafico di breve termine con serie ripercussioni sull’immediato andamento dei prezzi: il primo target viene visto in corrispondenza di soglia 3.025,73 punti.
Doveroso, inoltre, sottolineare come sia fondamentale la tenuta delle attuali quotazioni: il loro gravitare in prossimità della media mobile semplice a 50 osservazioni rappresenta un importante segnale di allerta soprattutto in chiave di brevissimo periodo. La funzione della stessa media, nel corso degli ultimi due anni, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque tra la continuazione del trend in atto e l’eventuale inversione di tendenza. Innegabile come una decisa violazione e il conseguente mancato supporto innescherebbe un forte movimento direzionale (al ribasso). Scenario opposto sul mercato azionario, e pertanto rialzista, qualora i prezzi dovessero riportarsi nuovamente in area 3.100 punti con ottime potenzialità in caso di superamento (aggiornamento dei massimi storici).
A una componente equity alle prese con un importante test, si contrappone l’opposta asset class bond (rif. JPM GBI Gl. Usd) che – in caso di mancato rialzo nelle prossime tornate – potrebbe ancora una volta rivivere il timore di un più che probabile deprezzamento. L’indicata resistenza a 595,32 punti è stata prima oltrepassata per poi essere violata al ribasso fino alla finale quotazione a 595,09 punti. Nel brevissimo periodo viene individuata soglia 595,344 quale primario pivot point al fine di una più chiara direzionalità: nel caso in cui i prezzi dovessero sostare al di sotto di quest’ultimo valore l’impianto grafico potrebbe essere soggetto a vulnerabilità con implicite ripercussioni negative (area target a 591,15 punti). Viceversa, un livello del sottostante superiore all’indicato pivot point, agevolerebbe un ritrovato ottimismo (potenziale rialzo oltre quota 599,731 punti). A facilitare la possibile interpretazione dei prossimi andamenti è sempre suggerito il monitoraggio del decennale Usa per il quale vengono riconfermati i precedenti livelli di attenzione.
Ad accompagnare il saldo negativo settimanale registrato dalle “asset class finanziarie” arriva quello delle materie prime. Dai massimi di fine luglio (221,249 punti), il benchmark identificato attraverso il CRB Index vede una propria flessione di oltre sei punti percentuali (-6,46%). La recente dinamica degli scambi presenta importanti interruzioni (gap intraday e daily) sulla curva dei prezzi. Il più significativo (a seguito di un gap down) appare quello in corrispondenza di 209,951 punti: qualora gli scambi dovessero riportarsi oltre quest’ultimo, un eventuale proseguimento rialzista troverebbe il naturale target a quota 212,746. Particolare attenzione viene posta alla tenuta di area 206,319 punti: un suo cedimento riporterebbe lo stesso indice a prezzi inferiori rispetto alla soglia psicologica dei 200 punti (obiettivo a 199,96).
Anche per l’ottava in corso, il comparto energy non sarà oggetto di posizionamento. Per tutti coloro che, invece, volessero approfittare di un eventuale rimbalzo del petrolio (rif. WTI), area 61,56 dollari viene vista come soglia di acquisto. Anche sul basket dei metalli l’intero quadro tecnico risulta contrastato. Sul paniere “preziosi” il lingotto ha ben reagito ai diffusi ribassi nel corso dell’ultima settimana: un ingresso alla rottura tecnica di quota 1.795,70 dollari viene auspicato in chiave di ulteriore e successivo accumulo. Monitorando il segmento “metalli non preziosi”, l’indicato acquisto sul rame (price entry a 441,95) è mancato (massimo weekly a 438,15), mentre sui restanti sottostanti (alluminio e nickel) viene riconfermato l’outlook positivo.
Sul forex si è potuto assistere al deciso ritracciamento avvenuto sui cross comprendenti il rapporto “contro dollaro” (rif. Eur/Usd e Gbp/Usd), mentre tra le major Usd/Jpy si è caratterizzato per un’elevata volatilità intraday che ha permesso di poter conseguire l’obiettivo prefissato a 110,21 (massimo weekly a 110,22) dopo aver ulteriormente incrementato l’esposizione mediante l’ingresso a 109,16 (minimo weekly a 109,10). Gli attuali valori (coincidenti a novembre 2020) di Eur/Usd non ci sembrano ancora soddisfacenti per poter impostare una potenziale strategia rialzista: attendiamo area 1,164 quale prima soglia di ingresso (1/3 dell’intera posizione ideale).
L’atteso intervento del governatore Powel (in occasione del prossimo simposio della Fed a fine mese) è il primo appuntamento che molti osservatori stanno aspettando. Qualora non dovessero emergere chiare indicazioni sugli intenti di politica monetaria, l’intera comunità finanziaria potrebbe vivere le successive giornate in un clima poco sereno. Da ricordare l’importante riunione del Fomc della Fed che si terrà a settembre: arrivarci sprovvisti dei potenziali scenari monetari coinciderebbe con un ritrovato innesco a giustificazione di nuovi ribassi.
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