Un vescovo iberico, monsignor Xavier Novell Gomà, ha rinunciato al governo pastorale della diocesi di Solsona, in Spagna, dopo il caso che lo riguardò da vicino e legato alle dichiarazioni pronunciate sui figli gay. In particolare, il religioso asserì: “Mi domando se il fenomeno crescente della confusione sull’orientamento sessuale di molti adolescenti non si debba imputare nella cultura occidentale alla figura paterna, che è stata assente, deviata e svuotata. Fino a che la stessa virilità è stata messa in discussione”.
Frasi che suscitarono particolare scalpore e che, evidentemente, hanno suscitato contrarietà anche nell’animo di Papa Francesco. Il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede riporta che monsignor Gomà, 52 anni, ha rinunciato al suo incarico “per motivi strettamente personali”. Si chiude così la sua parentesi a capo della diocesi, durata quasi undici anni: era infatti il 3 novembre 2010 quando Papa Benedetto XVI lo nominò vescovo di Solsona, rendendolo il presule più giovane di Spagna e l’ottavo in tutto il mondo.
LA FRASE SUI GAY E LE DIMISSIONI: MONSIGNOR GOMÀ E LE ALTRE GAFFE
A proposito delle sue dichiarazioni sui gay, il Consiglio comunale di Cevera (Comune spagnolo della Catalogna) lo ha dichiarato persona non gradita. La domenica precedente, il 28 maggio, il vescovo aveva addirittura dovuto lasciare la chiesa parrocchiale di Santa Maria de l’Alba a Tarrega, scortato dalla Mossos d’Esquadra, dalla polizia locale e da alcuni parrocchiani, dopo che alcuni attivisti Lgbt avevano indetto una manifestazione contro di lui.
Trascorsero alcuni giorni e il 1° giugno il vescovo Novell chiese scusa “ai genitori di omosessuali che si sono sentiti male a causa delle sue dichiarazioni”, affermando di non avere mai voluto offendere nessuno. Prima ancora, nel 2013, fu criticato per le sue posizioni riguardo all’indipendentismo della Catalogna, che “soddisfa gli elementi che la dottrina sociale della Chiesa indica per la realtà di una nazione: cultura, lingua e storia”. In tale circostanza, Novell difese la libertà della Chiesa “nel rispettare ogni posizione politica, nonché la legittimità morale del diritto di decidere sui cittadini della Catalogna”.