CAOS NELLA CHIESA USA SUL VACCINO ANTI-COVID
L’arcivescovo di Chicago Blase Cupich ha sancito l’obbligo del vaccino per tutto il clero e i dipendenti della propria Diocesi, sfidando i sacerdoti “contrari” definendoli come «non in linea con la morale e la fede cattolica». Ora, dobbiamo ricordare come la situazione (e l’unità) della Chiesa cattolica negli Stati Uniti sia tutt’altro che serena dopo mesi di scontri prima sull’appoggio a Joe Biden di parte dei vescovi americani, poi per la questione della comunione al Presidente cattolico ma pro-leggi sull’aborto e infine, in maniera detonante, proprio sul vaccino anti-Covid.
La spaccatura interna tra “conservatori” e “progressisti” (Cupich è uno dei più vicini a Papa Francesco nella Conferenza Usa) ha portato a dividersi anche sul vaccino, specie dopo le accuse di diversi vescovi in merito alla presenza di linee cellulari di feti abortiti all’interno di alcuni sieri anti-Covid. Il cardinal Raymond Burke, ex Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, è stato il più netto di tutti a schierarsi contro l’obbligatorietà del vaccino facendone un problema prima di tutto di coscienza: «Deve essere chiaro che è mai moralmente giustificato per sviluppare un vaccino attraverso l’uso di linee cellulari di feti abortiti. Il pensiero dell’introduzione di un tale vaccino nel proprio corpo è giustamente ripugnante».
COSA HA SANCITO IL CARDINAL CUPICH
La linea del cardinale e vescovo Cupich è invece diametralmente opposta, come risulta dalla lettera spedita a tutta l’Arcidiocesi di Chicago lo scorso 18 agosto: «ordino a tutti i dipendenti e al clero di ricevere le iniziazioni di vaccino anti-Covid non più di 5 settimane dopo l’approvazione di almeno uno dei tre vaccini» (e ora c’è il via libera definitivo della FDA sul vaccino Pfizer, ndr), minacciando di «misure disciplinari» e «sanzioni» contro i sacerdoti che non si dovessero conformare. La direttiva di Cupich prevede che oltre a ricevere le iniezioni di terapia genica, i dipendenti e il clero devono fornire «documentazione al portale o sito web di monitoraggio dell’arcidiocesi» per dimostrare il loro stato di vaccinazione (fonte Lifesitenews.com). Non vi sono esenzioni per motivi religiosi o morali, ma solo per incompatibilità mediche o di salute: «Coerentemente con l’attuale guida della Chiesa, non ci sarà alcuna esenzione religiosa ammissibile dal rispetto della politica di vaccinazione», ha scritto nella nota il Card. Cupich. Prende però così una netta distanza dalla nota della Congregazione per la Dottrina della Fede che nel dicembre 2020 aveva stabilito, «la ragione pratica rende evidente che la vaccinazione non è, di regola, un obbligo morale e che, quindi, deve essere volontario». Il cardinale è invece andato ben oltre, spiegando come vi saranno possibili restrizioni per i non vaccinati nel clero: «possono essere limitati dall’uso di determinati servizi come mangiare nelle mense se non è possibile attuare un’adeguata distanza sociale e/o altre misure di mitigazione per mantenere un ambiente sicuro (ad es. orari scaglionati, più di sei piedi di distanza, ecc.) nelle strutture dell’Arcidiocesi fino a nuovo avviso per la salute e la sicurezza dei dipendenti e degli ospiti». Infine, la parte probabilmente più rilevante a livello ecclesiale: Cupich, in forza di quanto spiegato di recente da Papa Francesco sul vaccino – «è un atto di amore», in linea con la fede cattolica – ha intimato i sacerdoti a non firmare appelli-richieste per l’esenzione religiosa, «significherebbe che avreste approvato qualcosa che non è in linea con l’insegnamento cattolico». Già lo scorso marzo, l’Arcivescovo di Chicago in risposta ai propri colleghi vescovi critici contro il vaccino J&J (in quanto «moralmente compromesso») aveva reagito con forza, rilevando «Abbiamo la responsabilità morale di cercare il beneficio reciproco, ed è un atto d’amore farsi vaccinare […] Nessuno deve scegliere, tutti i vaccini sono moralmente accettabili».