Il tifoso che domenica sera, nel corso di Nizza-Marsiglia, colpì il centrocampista Dimitri Payet è stato sottoposto a Daspo e obbligo di firma. Il giovane, insieme ad altri, nel secondo tempo del match di Ligue 1 ha invaso il campo ed ha preso a calci il fantasista della compagine ospite, il quale – dopo essere stato bersagliato con delle bottigliette – aveva restituito al pubblico l’oggetto che gli era stato lanciato. Da lì la rissa tra supporters, giocatori e membri della dirigenza. La partita è stata sospesa al 78′.
Il sostenitore del Nizza adesso si ritrova a processo per avere preso a calci il vicecapitano della squadra avversaria. Il ragazzo si sarebbe dovuto presentare ieri di fronte al giudice, ma ha chiesto di avere più tempo per preparare la difesa. Il Tribunale, intanto, gli ha notificato il divieto di ingresso negli stati. Inoltre, “avrà l’obbligo di firma ovunque”, ha precisato la presidentessa Marion Menot. Le sue generalità, in queste ore, sono divenute rese note in tutta la Francia, tanto che sui social network è stato a lungo vessato.
Tifoso che colpì Payet a Nizza sottoposto a Daspo e obbligo di firma: le sue parole
“Mi pento amaramente, mi vergogno, non dormo da tre giorni e penso che rimpiangerò per tutta la vita il mio gesto, ma anche il fatto di avere sporcato il nome dei miei genitori, della mia famiglia”. Lo ha detto, secondo quanto ricostruisce l’ANSA, il giovane tifoso che colpì Dimitri Payet a Nizza a seguito della notifica del provvedimento attraverso cui è stato sottoposto a Daspo e obbligo di firma.
Il suo avvocato, Benjamin Taieb, ha detto che il suo assistito è “traumatizzato”, anche in virtù del fatto che è divenuto un “nemico pubblico” sul web. Il legale ha spiegato inoltre che “non aveva mai lanciato bottiglie”. Il suo nome, tuttavia, era già noto alle autorità francesi. Nel settembre del 2019, infatti, il giovane aveva avuto un alterco con gli steward all’ingresso dello Stadio di Montpellier ed era stato costretto a pagare una multa da 420 euro. È anche per questa ragione che – in virtù dei “gravi atti di teppismo” – l’accusa aveva chiesto la custodia cautelare fino alla data del giudizio. La richiesta, tuttavia, non è stata accettata.