Negli Stati Uniti è cresciuto il numero di bambini ricoverati per il virus respiratorio sinciziale (RSV), una malattia delle vie respiratorie alte che è molto diffusa tra i bambini. Quasi tutti i bambini a 2 anni l’hanno giù avuta. Nella maggior parte dei casi causa sintomi lievi, simili al raffreddore e all’influenza, come naso che cola, congestione e febbre. Ma in alcuni casi, soprattutto tra neonati, questa patologia può causare complicazioni come la polmonite e la bronchiolite, una condizione in cui le piccole vie aeree si infiammano. Ogni anno in Usa circa 58mila bambini sotto i 5 anni di età finiscono per questo in ospedale. Per quelli che hanno meno di un anno è la prima causa di ricoveri, ha confermato al New York Times il dottor Ethan Wiener, che è il responsabile della medicina d’urgenza pediatrica al NYU Langone Health.
Solitamente il virus respiratorio sinciziale (RSV) circola nei mesi autunnali e invernali, con un picco a febbraio, ma la pandemia Covid ha stravolto anche il “calendario” della malattia. Lo scorso inverno, ad esempio, non c’è stato quasi nessun caso di RSV, visto che le persone indossavano mascherine e mantenevano la distanza interpersonale. I Centers for Disease Control and Prevention hanno quindi confermato che, come influenza e altre infezioni stagionali, anche il virus respiratorio sinciziale ha raggiunto livelli storicamente bassi, almeno fino a quest’estate.
VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIALE, RICOVERI IN AUMENTO MA…
Appena le restrizioni sono state allentate e la gente ha cominciato a smettere di usare mascherine e di mantenere le distanze, i casi di RSV nei neonati e nei bambini sono saliti negli Stati Uniti. Ad esempio, stando al New York Times, al Children’s Hospital di Philadelphia i medici hanno iniziato a registrar un aumento dei casi a maggio. La diffusione del virus respiratorio sinciziale ha avuto il suo picco a giugno. A differenza del Covid, la trasmissione è più probabile tramite superfici infette, in quanto può sopravviverci per molte ore. Per gli esperti, comunque, i genitori non devono preoccuparsi molto.
“Sono più a rischio i bambini con meno di 2 anni, in particolare i neonati, soprattutto quelli che sono nati prematuramente o hanno malattie cardiache, polmonari o neuromuscolari”, ha dichiarato il dottor Jennifer Lighter, specialista di malattie infettive pediatriche ed epidemiologo dell’ospedale Hassenfeld Children’s Hospital alla N.Y.U. Langone Health. C’è però un modo per prevenire i casi gravi: fornire ai bambini ad alto rischio il farmaco Palivizumab, che si somministra con cinque iniezioni al mese durante l’inverno. A causa del Covid, però, può essere anticipata. È quello che ha invitato a fare l’American Academy of Pediatrics.