Green pass usati come visti per salvare gli afghani. Questo è uno degli stratagemmi usati dal governo italiano nei momenti concitati dell’evacuazione dall’Afghanistan. A rivelare il retroscena è Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, nell’intervista concessa a “L’Aria che tira”. «Ieri sono andato in un hotel alla periferia di Roma per salutare da lontano alcuni bambini, che sono in quarantena. Siamo riusciti a portarli via da quell’inferno anche con degli stratagemmi», ha cominciato a spiegare il deputato di Forza Italia. Poi il conduttore gli ha chiesto di svelarne uno ed è a questo punto che ha raccontato: «Ad un certo punto c’era un problema legato ai visti, perché i talebani hanno cominciato a far passare solo chi dimostrava di averne uno, ma le condizioni all’aeroporto di Kabul erano al limite e non c’erano ambasciate, quindi si faceva fatica a farli arrivare».
Quindi, hanno pensato di usare i Green pass. «Allora per far passare alcune famiglie sono stati inviati dei finti visti, dei Green pass, sì proprio quelli vaccinali. Li abbiamo mandati a Kabul, queste persone li hanno mostrati e i talebani se la sono bevuta, hanno pensato che fossero dei visti», ha svelato Mulè. «Sono stati giorni e ore in cui queste persone piangevano, e c’era da capirle. Erano disperati, quindi ci siamo inventati qualsiasi cosa per farli passare, ma senza i nostri militari non avremmo fatto nulla».
“AFGHANISTAN ALLO SBANDO”
D’altra parte, non è stato possibile comunque aiutare tutti coloro che ne avevano bisogno. «Abbiamo portato via dall’Afghanistan oltre 5mila persone, di cui 4.980 afghani. Ma non siamo riusciti a portar via tutti quelli che d’ora in poi sono a rischio ritorsioni da parte del regime talebano», ha dichiarato il sottosegretario alla Difesa durante la puntata del programma di La7. Quindi, Giorgio Mulè ha lanciato un appello all’Unione europea: «Ora deve farsi davvero comunità e avere la forza di imporre i corridoi umanitari, perché questo telefono – come altri – dal 15 agosto è diventato un deposito di speranza, con centinaia di persone che mandavano passaporti e imploravano di essere mandati via».
Il deputato di Forza Italia è stato poi molto critico nell’analisi della situazione ora in Afghanistan: «Adesso? È un grande punto interrogativo. Quello che è sicuro è che su Kabul ora non volano aquiloni, ma sono arrivati dei razzi. È un paese allo sbando, nelle mani di un regime che ha provato a presentarsi col volto buono, dimostrando però con i primi atti di essere il contrario di quello che dice». Quindi, ha fatto anche degli esempi: «Basta vedere sull’istruzione, la prima fatwa che vieta la promiscuità prima nelle scuole e poi nelle università. C’è il ministro della Difesa che è un ex detenuto di Guantanamo ed è noto per la sua capacità di fare attentati. Non ci sarà una nuova normalità quella che ci sarà a Kabul, sarà un momento assai complicato».