Fiamma Izzo, sorella di Simona nonché fra le più famose doppiatrici e cantanti italiane, ospite negli studi del programma di Rai Uno, Dedicato, condotto da Serena Autieri: “Sono stata molto fortunata, ho lavorato sodo, studiavo nove ore al giorno, però c’è anche una buona dose di fortuna, incontri giusti al momento giusto. Poi ho avuto due figlie splendide e poi ne è arrivata un’altra e ho quindi smesso ma non ho alcun rimpianto perchè ho fatto tutto ciò che una cantante poteva fare. La parte che ho sacrificato di più è stata quella della famiglia, per i primi 8 anni della prima figlia e 6 della seconda. A volte dovevo lasciarle con una baby sitter, a volte con dei costi, mentre a volte le portavo con me”.
“Mia figlia Lilian – ha proseguito – mi ha fatto venire il senso di colpa tanto è vero che poi ho smesso, ma comunque non ho fatto mancare nulla ai miei figli. Rossa lavora con me, Lilian lavora nella musica a Los Angeles, e Anita invece sta studiando. Io volevo che fossero donne libere e così è stato: all’ultima, che ha 15 anni, dico sempre che deve fare quello che vuole lei, che le piace. Io ho fatto sempre quello che volevo? Sì, mio padre mi chiamava Cavalla Pazza”. Sui suoi esordi: “Io ho iniziato da giovanissima poi ho avuto la fortuna di vincere tre concorsi uno dietro l’altro, fra cui quello Pavarotti e con Luciano è stato bellissimo abbiamo fatto una tournée lunga due anni”.
FIAMMA IZZO E IL LAVORO DELL’ADATTAMENTO: “E’ IL MIO AMORE”
Quindi Fiamma Izzo ha ricordato una vecchia intervista in cui disse: “Io se non canto muoio, il canto è un’emozione ancora oggi talmente grande che canto sotto la doccia”. Sul perchè si faceva chiamare Fiamma Izzo D’Amico: “Izzo un nome famoso per mio padre nel campo del doppiaggio e poi c’era mia sorella Simona, quindi D’Amico era un qualcosa per essere un po’ diversa. Il doppio cognome è una tradizione spagnola e poi mi ha mamma è stata ed è così importante per me, ha 91 anni e vive con me. E’ stata sempre la nostra guida e continua ad esserlo”.
Sul doppiaggio, Fiamma Izzo ha concluso: “Da tanti anni non mi dedico più a quel campo, il mio amore oggi è l’adattamento, a me piace tantissimo trovare le soluzioni nelle traduzioni. L’adattamento è quando vediamo un film in inglese e dobbiamo mettere nella bocca inglese l’italiano. La produzione decide a chi affidarlo, dopo di che per 15 giorni c’è l’adattamento. E’ molto difficile, ogni frase me la studio 15/20 volte. Dal bravo all’eccellenza c’è un piccolo passo e quello è il più duro di tutti”.