Prosegue il lavoro degli inquirenti per cercare di capire cosa sia successo domenica pomeriggio in via Giacomo Antonini a Milano sul grattacielo Torre dei Moro, balzato agli onori della cronaca per il grave incendio che ha distrutto in pochi secondi tutta la struttura. Se alla base del rogo sembrerebbe esserci stato un cortocircuito partito dal 15° piano dell’edificio, tra i condomini c’è chi ha ammesso di essersi salvato per puro caso, tra passaparola, messaggio su WhatsApp o grazie a chi ha bussato alla porta dopo essersi accorto delle fiamme.
Infatti, secondo quanto riportato da Ansa, sentiti dagli inquirenti gli occupanti del palazzo non avrebbero udito alcun allarme sonoro nel corso dell’incendio. Dalle testimonianze raccolte finora nell’inchiesta della Procura di Milano sul maxi rogo a Torre dei Moro è infatti emerso che probabilmente l’allarme antincendio non avrebbe funzionato come doveva e solo il lavoro di “squadra” dei residenti è riuscita ad evitare il peggio. Il lavoro degli inquirenti si dovrà dunque concentrare anche sul malfunzionamento dell’allarme oltre a tentare di venire a capo del perché, nonostante i pannelli fossero ignifughi, la struttura è stata avvolta e mangiata dalle fiamme in pochi minuti.
Incendio grattacielo Milano “allarme non ha funzionato”: ecco l’eroe del palazzo
Se oggi stiamo parlando solo delle polemiche e dei tanti interrogativi che avvolgono il mistero dell’incendio a Torre dei Moro lo si deve di certo all’eroe che ha iniziato ad avvertire tutti i condomini delle fiamme in arrivo. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera si tratta di Sam Nabi, 32enne di origine persiane, che al momento dell’incendio era a casa con la compagna: “La mia compagna è stata più lucida. ha preso il telefono, il nostro cagnolino Bruce. Il tempo di suonare campanelli e battere a più porte possibile“.
Su Facebook si è poi sfogato: “Abbiamo visto la nostra casa andare a fuoco e con lei se ne va gran parte della nostra vita. C’è stato giusto il tempo di scendere insieme a Bruce, giusto il tempo di dare spazio a ciò che conta per davvero. Senza saperlo, convinti che saremmo potuti rientrare non molto dopo. E invece no, siamo scesi in fretta e furia ignorando che non era un semplice arrivederci. Era un addio. Abbiamo visto la nostra dimora consumarsi come una candela e non riusciamo a comprendere come sia stato possibile. O forse adesso non ne abbiamo la forza: fa tanto, troppo male“.