Tra le voci più autorevoli chiamate a confrontarsi con la pandemia da Covid-19 c’è anche quella di Patrizia Polliotto. Piemontese, avvocato d’impresa e d’affari tra le più note e stimate in Italia nonché consigliere d’amministrazione indipendente, è una figura unica nel Belpaese in equilibrio tra big large account dell’economia (in curriculum molteplici ruoli di prestigio al vertice di primarie realtà italiane e internazionali pubbliche e private quali ‘Juventus’, ‘Gruppo San Donato’, ‘NB Aurora’, ‘Zucchi’, ‘Reply’, ‘Compagnia di San Paolo’, ‘Iren’, ‘Finmeccanica’, ‘Viasat’, ‘Engineering’, ‘Igea Banca’ e ‘Banca del Fucino’) e consumerismo: in qualità, dal 2010, di Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione italiana del settore. Giurista e professionista poliedrica, instancabile e sempre sul pezzo, collabora spesso con svariati settimanali nazionali (tra cui ‘In Famiglia’ e ‘Adesso’) curando rubriche d’informazione al cittadino sempre molto apprezzate e seguite. Al suo attivo anche svariate pubblicazioni, tra cui ‘La sola dei Famosi’ (Ananke Edizioni), la più ampia raccolta esistente di truffe e raggiri occorsi ai Vip di tutto il mondo con la doppia prefazione di Enrico Ruggeri e Simona Tagli presentata con successo alla ‘Fiera Internazionale del Libro’ di Torino del 2012 e curata dal giornalista radiotelevisivo Maurizio Scandurra, con cui condivide frequentemente numerosi studi sull’evoluzione costante delle abitudini socioeconomiche degli italiani spesso affidati in esclusiva all’Agenzia Ansa. E il più recente ‘Banche e rischi finanziari estremi – Intesa San Paolo e UBI Banca’, del 2020, realizzato a quattro mani con Francesco Neri, interessante analisi sulla case study relativa all’avvenuta fusione che in pandemia ha portato alla nascita del primo colosso del credito italiano. Un osservatorio privilegiato, il suo, anche in qualità di membro dell’hub ‘Lettera150’ fondato dal Professor Giuseppe Valditara che riunisce il meglio del mondo accademico italiano, in grado di consentirle una visione a più ampio raggio di come la pandemia abbia modificato l’orizzonte degli italiani. Un impegno professionale costante, il suo, coronato nel 2019 dal ‘Premio Quarto Potere’ assegnatole per la vicinanza concreta ai consumatori dal giornalista Beppe Fossati, formatosi alla scuola di Indro Montanelli e direttore del quotidiano ‘CronacaQui’. Spesso autorevole ospite in tv a ‘Canale Italia’ e in fm a ‘Radio Radio’ sulle tematiche di propria competenza, altresì menzionata ad agosto dalla nota rivista economica internazionale ‘Forbes’ tra le cento donne italiane di successo del 2021 (“Per un legale d’impresa partecipare a board importanti costituisce sempre un’opportunità di crescita. Sono grata di questa menzione, un incoraggiamento a proseguire con dedizione ancora maggiore sulla strada sin qui percorsa”, ha dichiarato alla stampa nazionale), ecco che cosa Patrizia Polliotto (nella foto di Giampiero Turcati) ha raccontato in esclusiva a Ilsussidiario.net in qualità di Presidente dell’IRCCS Istituto Ortopedico ‘Galeazzi’ di Milano, eccellenza ospedaliera italiana ed europea in capo al ‘Gruppo San Donato’, prima realtà del Paese nella sanità privata.
Buongiorno, Presidente. Quale il Suo pensiero sul Covid? Lo ritiene un problema reale o strumentale?
Sono un avvocato, non un medico, e come tale mi astengo dall’esprimermi scientificamente sulla natura del virus in quanto tale. Certo è che la pandemia costituisce e rappresenta una grande sfida per l’umanità intera che ha colpito con medesimi effetti ogni parte del mondo, Paesi civilizzati e non senza distinzione di confini, razza o ricchezza. Ritengo altresì che tutto ciò debba essere necessariamente riletto anche in termini di nuove opportunità.
In che senso?
Innanzitutto per riconsiderare dal punto di vista globale il rapporto natura-uomo, alla stregua di quanto è opportuno mantenere e quanto invece richieda profonde modifiche e trasformazioni. Abbiamo indubbiamente turbato eccessivamente degli equilibri: climatici, legati al ciclo delle materie prime e della distribuzione delle risorse in primis. Ed è giunto il momento di prenderne atto.
Avvocato Polliotto, ha mai pensato al virus come a uno strumento di eversione sociale? Di rivoluzione economica?
Può anche essere che questo sia uno degli eccessi dell’uomo, così come esagerare nell’inquinamento senza curarsi della sostenibilità. Può essere che sia uno dei possibili aspetti in gioco, sicuramente è uno di quelli di cui dobbiamo tenere conto. Diciamo pure che il Covid ci ha posto brutalmente innanzi a un periodo di chiusura e di distacco da normalità e consuetudini in cui abbiamo potuto pensare di più, abbiamo potuto ragionare, ci siamo fermati necessariamente: tutte cose che non saremmo mai riusciti a fare in un’altra situazione. E questo, a mio modesto avviso, dev’essere reputato come una possibilità preziosa su cui riflettere.
Abbiamo assistito anche un poderoso aumento di suicidi e violenza familiare fra le mura domestiche, allarme lanciato per primo dal noto psichiatra Alessandro Meluzzi.
Le persone non equilibrate esistevano anche prima: la pandemia ne ha solo accentuato tratti e azioni. Esiste anche un gran numero di soggetti psicologicamente sani che naturalmente hanno accusato difficoltà di vario tipo per via del lockdown. Chiaro è che coloro che versano già abitualmente in condizioni di fragilità trovano difficoltà un po’ in tutte le situazioni di cambiamento. Lo stop forzato imposto dall’epidemia mondiale ha comunque permesso di riconsiderare valori e situazioni che, fino al dicembre 2019, si davano per scontate pur non essendo questo sempre un bene.
Può fare un esempio, Avvocato?
Mai come ora in Italia siamo tenuti a optare per una ripartenza più sana, sostenibile e soprattutto che tenga conto di una soluzione vera dei nostri problemi economici: ovvero, un debito pubblico storicamente eccessivo e fuori controllo, da diminuire in nome di uno sviluppo più adeguato. Senza dimenticare un Pil che non è cresciuto in proporzione agli altri Paesi europei da un ventennio a oggi. Difficoltà endemiche e ataviche che si possono superare soltanto con un adeguato programma d’investimento anche in termini di attrazione e polarizzazione di capitali esteri dei risparmi delle famiglie italiane, ma non per la spesa corrente.
Ritiene che le attuali politiche economiche italiane siano pro o contro la piccola e media impresa?
Per mia natura, non amo le tesi complottiste di cui si legge ampiamente sulla stampa e nel web. Ritengo che i cambiamenti in atto a livello mondiale in tema di abitudini e schemi di consumo siano stati soltanto accentuati dal Covid-19: se da un lato esistono multinazionali del delivery per la consegna del cibo a domicilio, è altrettanto vero che gli operatori dei mercati in cui maggiore è il cambiamento possano industriarsi per mantenere e incrementare il proprio mercato semplicemente interpretando ed esaudendo le nuove tendenze in atto su più versanti fra i consumatori.
Ma competere con prezzi scontatissimi, facilità di acquisti e recapito a casa provenienti dal web mica è cosa semplice…
Naturalmente, vi sono dei fenomeni acclarati e altrettanto ineluttabili: non è pensabile che ci possa essere ancora convenienza da parte di quelle categorie di esercizi commerciali che mai più potranno vendere oggetti immediatamente reperibili a cifre minori e parità di marchio su ‘Amazon’: penso, ad esempio, all’ampia gamma di elettrodomestici e prodotti di uso quotidiano.
Ma è pur vero che certe attività ci sono e ci saranno sempre.
Ho iniziato a lavorare nel 1986, quando tutti mi dicevano che non ci sarebbe più stato spazio per i singoli avvocati e commercialisti perché avrebbero prevalso i grandi studi all’americana, le società di revisione contabile con centinaia di associati e dipendenti e così via. Da quella data a oggi continuo a vedere professionisti che hanno allevato famiglie, costruito carriere, comprato case rendendo un servizio ottimo ai propri clienti esattamente come allora. E che soprattutto vivono benissimo. Il mondo va avanti e non possiamo arroccarci su situazioni regressive, dietrologiche o da retroguardia, ma le nicchie di eccellenza esistono oggi e continueranno a esistere, in quanto tutto è migliorabile.
In che modo, Avvocato Polliotto?
Oggi assistiamo nel mercato a storture che rendono difficile trovare un cameriere per via di quel reddito di cittadinanza che scoraggia dall’andarsi a impiegare per avere uno stipendio. E’ anche vero che sarebbe stato decisamente più grave se tale misura non fosse esistita al tempo del Covid, in quanto ha permesso almeno di mangiare a un gran numero di italiani in difficoltà. Sicuramente contemperare gli interessi di tutti non è semplice, ci sono spazi di miglioramento per tutti. Ciascuno è chiamato a fare la propria parte con responsabilità: innanzitutto, votando responsabilmente. Altrimenti nulla può cambiare.
Al tempo del Covid, quanto conta l’apporto della sanità privata nella gestione dell’emergenza?
Indubbiamente l’apporto dei privati in campo sanitario è stato determinante nel fronteggiare il problema, sia dal punto di vista dell’assistenza che in misura ancor maggiore della ricerca e sperimentazione. L’Italia costituisce un unicum sia per qualità che per quantità delle prestazioni erogate. Siamo un benchmark mondiale che consente cure a tutti anche in contesti privati accreditate dal Servizio Sanitario Nazionale. Come ‘Gruppo San Donato’, prima realtà sanitaria privata nazionale, possediamo per lo più soltanto strutture convenzionate con il Ministero della Salute, tra cui anche il San Raffaele a Milano. E, soprattutto, reinvestiamo larga parte degli utili in ricerca, cosa che invece la salute pubblica può fare soltanto in misura ridotta, non disponendo la nostra nazione dei budget a disposizione di Stati molto più abbienti come gli Usa.
Un ultimo quesito. Virus e consumatori: quale il Suo pensiero a riguardo?
Mi occupo giornalmente di consumerismo dal 2010, anno in cui ho rifondato in Piemonte il Comitato Regionale dell’Unione Nazionale Consumatori affidando il taglio del nastro inaugurale della nuova sede al giornalista Rai Antonio Lubrano, ideatore e padre nobile della cosiddetta ‘tv di servizio’, a dare un segnale forte di impegno sul territorio. Un modo concreto per coniugare la mia dimensione di legale d’impresa con quella dei problemi della gente comune, mediando fra questi due mondi attraverso l’atterraggio di moderne e consolidate strategie di dialogo in termini di prevenzione del contenzioso e contestuale generazione di nuove opportunità.
Come la pandemia ha cambiato le abitudini degli italiani?
Con il Covid da parte dei consumatori cresce la richiesta di alloggi con ampi terrazzi, giardini e balconi. In aumento altresì la ricerca di unità abitative indipendenti in prima cintura e fuori città, così come l’incremento dell’e-commerce e dei marketplace on line che in Italia era praticamente irrilevante sino a prima dell’epidemia.
In tema di trasporti, quali invece i cambiamenti?
Maggiori richieste anche sul fronte del noleggio dei veicoli rispetto alle vendite e alla proprietà degli stessi. I consumatori preferiscono avvalersi di formule quali il ‘pay per use’, pago quanto utilizzo, e della cosiddetta ‘sweet mobility’, quella sempre più diffusa ‘mobilità dolce’ fatta di biciclette, monopattini e car sharing nelle metropoli. Ma c’è di più.
Vale a dire, Avvocato?
Lo smart working e la DAD hanno determinato il crollo del mercato delle locazioni di uffici e alloggi da investimento per gli studenti, con conseguente picco degli acquisti per la digitalizzazione delle comunicazioni personali e professionali da remoto. Nonostante le riaperture, si trascorre comunque prudenzialmente più tempo in caso, con aggravio in bolletta per luce e gas. E mai come nel 2021 a fine agosto c’è ancora un 30% di persone rispetto al 2020 che preferisce continuare a lavorare in remoto dalla località di villeggiatura, anziché rientrare. Sul fronte del caro-vacanze, registriamo in media un +8% dovuto al tentativo delle attività ricettive di recuperare almeno in parte i ricavi perduti in un biennio professionalmente anomalo.
Siamo dunque nell’epoca del ‘No Ownership’? In tutto questo scenario, quale ruolo assume la cultura?
L’unico ascensore sociale, oggi, resta l’istruzione. La conoscenza. Il sapere. Lo scibile. Per i giovani, millennials, adolescenti e teenagers senz’altro. Per loro condividere senza proprietà costa meno che sostenere le spese di mantenimento. Il mondo viaggia a vele spiegate verso un nuovo mood di ‘sharing economy’, di economia della condivisione. Anche nella sanità si parla a livello centrale sempre più di ospedali di comunità o prossimità. Personalmente il possedere mi gratifica, è la prova di un risultato che ho raggiunto grazie al mio lavoro e al mio impegno. Ai tempi della mia gioventù mai avremmo pensato di noleggiare gli sci, oggi invece è la regola.
(Liliana Torresini)