Vladimiro Zagrebelsky ha pubblicato sull’edizione de “La Stampa” in edicola oggi, sabato 4 settembre 2021, un articolo nel quale commenta l’intervento effettuato ieri da Massimo Cacciari sulle colonne del quotidiano. Secondo il giornalista, un punto va con forza condiviso: “Sono inammissibili la violenza verbale (e talora fisica), gli insulti e le minacce che accompagnano il dibattito su questa o quella forma di obbligo vaccinale e sulla subordinazione dell’accesso a certi servizi all’esibizione del certificato di vaccinazione”.
Un aspetto con il quale è oggettivamente impossibile non essere d’accordo. Ciò detto, l’argomentare di Cacciari “sollecita qualche osservazione critica, rilevante sia per l’eventualità della imposizione di un obbligo vaccinale, sia per lo strumento di ‘sollecitazione’ a vaccinarsi, rappresentato dall’uso imposto del certificato di vaccinazione. Il fulcro della posizione di Cacciari si trova nella denuncia dell’insufficienza delle informazioni sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini e nella rivendicazione del diritto a riceverne di affidabili per poter effettuare le scelte necessarie in un momento importante di libertà”.
ZAGREBELSKY RISPONDE A CACCIARI: “L’ARTICOLO 32 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA È ESPLICITO”
Zagrebelsky, nel suo intervento “in replica” a Cacciari su “La Stampa”, rileva come sia stata più volte rilevata la insufficienza e la contraddittorietà delle informazioni che nel corso della pandemia hanno raggiunto l’opinione pubblica. Il problema vero, però, “riguarda la libertà, richiamata nel dibattito non solo italiano, ma europeo, ove è stata messa in rilievo la massa di limitazioni che, senza sollevare obiezioni, ciascuno subisce e accetta come condizione di vita della e nella comunità”.
Si parla pertanto di limiti alla libertà individuale, non in astratto, ma nella specifica materia. La Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti umani hanno ritenuto che gli Stati possano imporre le vaccinazioni, nelle forme e modi ritenuti adeguati alla necessità di proteggere la salute della comunità con la copertura vaccinale. In Italia è esplicito l’articolo 32 della Costituzione, quando definisce la salute come diritto fondamentale della persona e interesse della comunità. Tanto che, nel rispetto della persona, la legge può imporre trattamenti sanitari. “Chiuso il discorso legislativo, si apre invece l’ampio campo delle scelte politiche di cui una possibile legge è espressione – ha chiosato Zagrebelsky -. E il Parlamento che voglia legiferare nel senso di prevedere un obbligo vaccinale non è solo condizionato dal dovere di rispettare le persone cui l’obbligo venisse imposto, ma anche da considerazioni di rilievo costituzionale raramente emerse nell’attuale dibattito”.