Lunedì è stato saldato l’ultimo tratto del gasdotto Nord Stream 2, che nei prossimi giorni entrerà nelle fasi di prova per arrivare all’entrata in esercizio entro l’anno. È stato un percorso accidentato, rallentato da tensioni geopolitiche e da sanzioni, ma alla fine le esportazioni di gas dalla Russia alla Germania saranno sensibilmente più alte.
Il completamento arriva in uno scenario particolare, in cui si devono notare almeno due elementi. Qualche giorno fa l’amministratore delegato di Enel dichiarava che “gli alti prezzi del gas in Europa sono un problema”. I prezzi sono un multiplo di dodici mesi fa, le scorte dopo un inverno 2020/2021 freddo sono basse e non è ancora cominciato l’inverno. Se l’inverno 2021/2022 sarà freddo o lungo, si creerebbero condizioni sfidanti per imprese e consumatori e per la politica. L’allarme di Starace è solo uno dei tanti lanciati in queste settimane da amministratori delegati e manager di utility europee.
Le condizioni del mercato del gas avrebbero già da tempo spinto le società energetiche ad aumentare gli investimenti e l’offerta e quindi a porre le basi per far scendere i prezzi nel medio termine. Questo non avviene a causa di un approccio ideologico al problema “energetico”, che non tiene conto non solo delle esigenze di una società industriale, ma nemmeno si interroga su cosa serva veramente all’ambiente. È un’ideologia che permea sia la burocrazia che la finanza.
La conclusione è che si stanno ponendo le premesse per l’esplosione dei prezzi energetici e del gas. Possiamo lavorare di fantasia per immaginarci come la politica deciderà di affrontare il problema senza rompere la narrazione sulla transizione verde, ma non ci vengono in mente tante soluzioni innocue, soprattutto se il circolo vizioso rimane in atto.
Il secondo elemento è la prossima tornata elettorale tedesca, in cui è possibile che il ruolo dei Verdi venga rafforzato oppure che alcune idee “verdi” vengano fatte proprie da altri partiti. La Germania non può funzionare come “sistema economico” e non può perpetuare la traiettoria degli ultimi anni se si ritrova in casa costi energetici fuori controllo. Il “problema” della transizione energetica così come viene posta oggi è chiaro a chi fa i conti con la realtà e in primis al sistema industriale tedesco.
A gasdotto ultimato, l’assicurazione sulla vita del sistema industriale tedesco sarà firmata e qualsiasi cosa accadrà sarà lì per ogni evenienza.
Più passa il tempo, più lo scenario si dispiega e le dinamiche che hanno fatto esplodere i prezzi del gas continuano, più diventa chiaro cosa sia il Nord Stream 2 e perché la Germania abbia resistito contro le pressioni degli Stati Uniti e contro l’ideologia ambientalista. Se ci si accorgesse che pale eoliche e pannelli solari non possono soddisfare le esigenze di una società in cui tutti vogliono studiare o farsi curare e nel frattempo fare la lavatrice, la Germania avrebbe la “carta di riserva” del Nord Stream 2.
fuori dall’Europa di tutto questo c’è solo una traccia infinitesimale. Né Stati Uniti né Cina, che inquinano infinitamente di più dell’Europa, si imbarcheranno mai in un progetto simile, perché rischierebbero di compromettere lo standard di vita dei propri cittadini. I Paesi emergenti non si pongono nemmeno il problema semplicemente perché non possono permetterselo.
In Europa, come sempre, alcuni hanno il piano B, la Francia con il nucleare e la Germania con il Nord Stream 2, altri no.