Eni si appresta a vivere una vera e propria rivoluzione epocale nell’ambito dell’energia nucleare. La società ha infatti annunciato il successo di alcuni test di “fusione e confinamento energetico” che riproduce lo stesso sistema con il quale il Sole brucia. Un’energia ricreata in laboratorio, “sicura, pulita e inesauribile”, ha fatto sapere Eni che grazie alla società sin-out Commonwealth Fusion Systems (CFS) ha annunciato il primo test mondiale del magnete con tecnologia superconduttiva HTS, High Temperature Superconductors.
In poche parole, come ammesso dalla stessa azienda, la tecnologia permette il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica. Si tratta di una vera e propria rivoluzione in quanto non è mai stata sperimentata fin qui e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ne va particolarmente fiero: “La fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia e contribuendo a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita”.
Eni: “Test fusione come Sole”: come funziona e primi impianti
La rivoluzione è pronta ad essere messa in atto. Il test condotto da Eni e CFS ha riguardato l’utilizzo di elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma. Gli esperimenti hanno dunque permesso di dimostrare la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali. I dati raccolti dall’esperimento hanno permesso di stare in linea con il cronoprogramma di CFS, che ha intenzione di aprire un primo impianto nucleare rivoluzionario nei prossimi anni.
Secondo quanto riferito da Eni, che lavora al progetto dal 2018, entro il 2025 è prevista la costruzione del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia, denominato SPARC, e successivamente quella del primo impianto dimostrativo, ARC che sarà capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica.