Secondo quanto afferma Franco Gabrielli, già capo della Polizia e ora sottosegretario con delega alla sicurezza della Repubblica, in una intervista uscita ieri sul Corriere della Sera, “il rischio terrorismo non è mai venuto meno e la situazione attuale dopo il ritorno dei talebani al potere fa sì che il rischio diventi imminente”. È d’accordo con lui Stefano Piazza, giornalista, saggista, esperto di terrorismo islamico: “La conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani sta entusiasmando e facendo rialzare la testa ai tanti gruppi terroristici islamisti sparsi nel mondo. Basta andare sulle piattaforme online da loro usate per rendersene conto”. Fortunatamente, ci ha detto ancora Piazza, “le polizie e le intelligence europee dopo le disfatte degli scorsi anni si sono nel frattempo organizzate molto meglio, il problema è però che la politica ha commesso l’errore di lasciare che l’Europa diventasse territorio di reclutamento e finanziamento dei gruppi terroristici, permettendo la non integrazione di milioni di musulmani qui giunti”.
C’è un allarme terrorismo concreto e visibile adesso che i talebani sono tornati al potere?
Quanto detto da Gabrielli è assolutamente condivisibile. La minaccia terroristica a livello globale non è mai venuta meno e i dati lo dimostrano.
Ad esempio?
Pensiamo a quello che è successo negli ultimi due anni in Africa, dove ci sono stati migliaia di morti e dove ogni giorno vengono compiuti attentati. Solo in Mozambico nel 2017 ci sono stati 2.200 morti e un milione di sfollati. La jihad globale non è mai venuta meno, in Europa la presenza di lupi solitari è costante, ci sono progetti di attentati che vengono continuamente sventati, la preoccupazione resta altissima a Parigi per quello che potrebbe succedere durante il processo per gli attentati al Bataclan.
Che indicazioni abbiamo su possibili prossimi obbiettivi?
Il pericolo è costante. Chi segue i canali di propaganda islamista avrà osservato come questi gruppi, proprio da quando i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, abbiano rialzato la testa. Si registra una enorme agitazione sulle piattaforme. È interessante seguire quanto sta accadendo nel Sud-Est asiatico, in Indonesia, in Bangladesh, in Indocina: i servizi segreti di questi paesi sono in massima allerta perché sono alle prese con una vasta attività di proselitismo e sui social network.
Un governo come quello varato dai talebani, che annovera al suo interno figure di spicco del terrorismo, certamente non è un buon segnale. Che idea si è fatto?
La vittoria dei talebani ha ridato energia a questi gruppi, che comunque non avevano mai mollato. Un governo con questi personaggi fa sì che l’Afghanistan torni a essere quello che era vent’anni fa, un terror narco state. Le nomine annunciate vanno nella direzione di un paese che sarà completamente fuori controllo. I talebani non rispetteranno mai nessun accordo, presenteranno il governo l’11 settembre, una data decisamente simbolica. Pensiamo, per esempio, al responsabile dell’intelligence: è stato nominato il famoso detenuto numero 4 di Guantanamo, liberato solo attraverso uno scambio di prigionieri. È un governo di talebani e di al Qaeda, non possiamo aspettarci nulla di buono.
L’antagonismo fra Isis-Khorasan e talebani che sostengono al Qaeda che cosa potrebbe comportare?
Lo Stato islamico del Khorasan, cioè la branca afghana dell’Isis, numericamente non può pensare di cacciare i talebani, stiamo parlando di duemila persone, anche se adesso stanno entrando in Afghanistan numerosi combattenti. Possono però creare grossi problemi, perché sono ben organizzati, hanno una certa cerchia di sostenitori a livello logistico, possono contare su ex qaedisti ed ex talebani scontenti. Insomma, è un gruppo abbastanza composito che conosce molto bene il paese, per questo l’Isis-K darà parecchio filo da torcere, ma non potranno far cadere il regime.
Questo quadro cosa comporta per l’Italia, l’Europa e l’Occidente in generale?
Come ricordavo prima, la vicenda afghana sta rafforzando la Umma militante armata, è probabile che nel medio periodo non si possa escludere una recrudescenza degli attacchi terroristici. È vero che rispetto alla prima ondata di terrorismo islamista oggi le intelligence sono molto più preparate e organizzate. Non parliamo di quella italiana, che è sempre stata una eccellenza, la migliore d’Europa, così come la nostra polizia. Tuttavia ci troviamo di fronte a una battaglia iniziata quarant’anni fa, quando abbiamo consentito che l’Europa diventasse un centro di reclutamento e di finanziamento, abbiamo permesso a milioni di persone di venire in Europa e di rinchiudersi in enclaves islamiche. Facciamo venire con tutti gli onori un personaggio come Erdogan, che passa il tempo a dire agli emigrati musulmani di stare chiusi tra di loro e non integrarsi con gli occidentali. Abbiamo commesso moltissimi errori e continuiamo a farli. Ecco perché i rischi sono ancora altissimi.
(Paolo Vites)
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