Si rimane perplessi di fronte all’insistito favore nei confronti della cannabis, come quello accordato a questa droga dal via libera alla “mini coltivazione di cannabis a casa” votato in commissione Giustizia della Camera negli ultimi giorni.
La perplessità nasce a fronte di una forte consapevolezza della pericolosità di questa droga, ormai assodato a livello internazionale nei diversi ambiti scientifici e medici. La cannabis non è una droga leggera, contiene principi organici e psicoattivi dannosi per l’organismo e per il cervello: danneggia le cellule cerebrali con riduzione anche permanente delle facoltà cognitive (memoria, concentrazione…), attiva o aumenta disturbi psicologici generando demotivazione, ansia, depersonalizzazione, attacchi di panico e paranoia; produce disturbi all’apparato respiratorio e digerente (come il tumore ai polmoni, alla gola e allo stomaco) e al sistema ormonale (danneggiando lo sviluppo sessuale e la capacità riproduttiva); è causa di incidenti stradali a causa dell’azione sul sistema sensoriale (appannamento della vista e dell’udito, diminuzione della vigilanza, rallentamento dei riflessi e difficoltà nella coordinazione motoria). E questi sono solo alcuni dei danni provocati da questa droga, ben documentati con un impressionante numero di pagine di documentazione scientifica in volumi come Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita di Claudio Risé o come Cannabis. Danni alla salute pubblicato dal DROnet e poi rielaborato nella pubblicazione Varianti Cannabis e danni alla salute sul sito del Dipartimento per le politiche antidroga. Presidenza del Consiglio dei ministri.
Di particolare gravità è soprattutto il messaggio diseducativo di queste iniziative pro cannabis, che raggiunge anche fasce della popolazione come gli adolescenti, già di natura più fragili nel loro percorso evolutivo e rispetto ai quali ci giungono nuove preoccupanti informazioni di fragilità psicologica dovute agli effetti generazionali della pandemia da Covid-19. Come stanno riferendo infatti medici, psicologi e responsabili dei servizi per le dipendenze è “già” allarme sociale sull’aumento di alcol e droghe tra i più giovani a causa dell’impatto psicologico causato dai vari lockdown, un aumento alimentato anche dall’acquisto su Internet di queste sostanze, come riferito dall’Istituto superiore di sanità sulla base dei recenti dati dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.
Vista la situazione di importante disagio, che probabilmente impatterà per anni sui più giovani e quindi sulle famiglie, ci si chiede se non sarebbe meglio investire (in tempo, denaro e competenze professionali) nella prevenzione e nella cura relative all’uso di sostanze, piuttosto che nel favorire il consumo di sostanze che mettono a rischio la salute della comunità.
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