«Siamo custodi della fraternità» e serve «liberare il sacro da violenza e fondamentalismo»: questi i passaggi centrali del messaggio che Papa Francesco ha scritto e inviato al G20 Interfaith Forum (il G20 delle religioni), dal titolo “Time to Heal – Peace among cultures, understanding between religions”, in programma dal 12 al 14 settembre a Bologna.
Mentre è iniziata proprio stamattina la visita apostolica del Santo Padre in Ungheria e Slovacchia (subito l’incontro con Orban, non in forma privata), su “Repubblica” e “Vatican News” compare il messaggio integrale inviato negli scorsi giorni dal Papa agli organizzatori del particolare evento G20. È tempo di unità e non di divisioni, di ricerca comune e di solidarietà, ma soprattutto è il tempo di costruire e custodire la pace, sulla scia di quanto già Francesco scriveva nell’enciclica “Fratelli Tutti”. «Dobbiamo però aiutarci a liberare l’orizzonte del sacro dalle nubi oscure della violenza e del fondamentalismo, rafforzandoci nella convinzione che l’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello. Sì, la vera religiosità consiste nell’adorare Dio e nell’amare il prossimo», scrive Papa Bergoglio nel lungo messaggio.
PAPA FRANCESCO E L’EDUCAZIONE CONTRO IL FONDAMENTALISMO
Il Papa parla di “cambiamento climatico” per quanto riguarda l’ambito religioso degli ultimi 40 anni: «si sono registrati quasi 3 mila attentati e circa 5 mila uccisioni in vari luoghi di culto, in quegli spazi, cioè, che dovrebbero essere tutelati come oasi di sacralità e di fraternità». Purtroppo, scrive ancora Papa Francesco, «troppo facilmente chi bestemmia il nome santo di Dio perseguitando i fratelli trova finanziamenti. Ancora, si diffonde in modo spesso incontrollato la predicazione incendiaria di chi, in nome di un falso dio, incita all’odio». Un primo vero rimedio che inquadra il vescovo di Roma è quello dell’educazione: «servire la verità e dichiarare senza paure e infingimenti il male quando è male, anche e soprattutto quando viene commesso da chi si professa seguace del nostro stesso credo». L’analfabetismo religioso e culturale va combattuto strenuamente, dato che è «un’ignoranza diffusa, che riduce l’esperienza credente a dimensioni rudimentali dell’umano e seduce anime vulnerabili ad aderire a slogan fondamentalisti. Ma contrastare non basta: occorre soprattutto educare, promuovendo uno sviluppo equo, solidale e integrale che accresca le opportunità di scolarizzazione e di istruzione, perché laddove regnano incontrastate povertà e ignoranza attecchisce più facilmente la violenza fondamentalista». La strada dell’educazione non può che portare a quella della pace, con le uniche armi in mano all’uomo che dovrebbero essere il perdono e l’aiuto: conclude il Papa, «Noi non ci uccideremo, noi ci soccorreremo, noi ci perdoneremo […] Non neutrali, ma schierati per la pace!. Sì allo ius pacis, come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza». Per Bergoglio la guerra è da rifiutare sempre, «mai più contro gli altri, mai più senza gli altri! Vengano alla luce gli interessi e le trame, spesso oscuri, di chi fabbrica violenza, alimentando la corsa alle armi e calpestando la pace con gli affari». È per questo motivo che il Papa propone la quarta “P” rispetto agli obiettivi fissati dal G20 a guida italiana: oltre a Persone, Pianeta e Prosperità, ne va aggiunta un’altra, la Pace.