Ottava negativa – quella trascorsa – per i mercati finanziari internazionali. Complice la “settimana corta” delle Borse statunitensi (il 6 settembre si è festeggiato il Labour Day), il principale indice rappresentativo dell’asset class azionaria, (rif. MSCI World Usd – è capitolato nella sua performance weekly in territorio negativo (-1,32%). Di particolare interesse quanto accaduto nei soli quattro giorni di scambi sul versante Usa: l’indice Nasdaq 100 ha immediatamente aggiornato i propri massimi storici nel corso della prima seduta per poi ripiegare con tre chiusure negative e terminare a -1,35% (saldo finale settimanale). Parallelamente, invece, il mercato azionario a stelle e strisce sintetizzato dallo S&P 500 ha registrato le sue quattro sedute sempre in costante e continua flessione, concludendo a -1,69% rispetto all’ottava precedente.
A contrastare questa tendenza ribassista, l’opposto comparto obbligazionario (rif. JPM GBI Gl. Usd), che dopo una flessione in avvio di settimana ha successivamente recuperato terreno, parzializzando la generale riduzione ad un modesto -0,23% (chiusura weekly). Di verosimile entità ma, con segno positivo, la conclusione delle materie prime, dove il benchmark CRB Index ha terminato positivamente a quota +0,14%.
A sintetizzare l’incertezza che si vive nelle sale operative osserviamo il Vix che, come riportato più volte, indica lo stato di “paura” sul mercato. Rispetto ai minimi di inizio mese (15,68 punti), la trascorsa sessione settimanale ha visto il sottostante in crescita costante con un significativo finale oltre area 21 (massimo weekly a 21,13) e una chiusura a quota 20,95 punti. Questa dinamica non ci sorprende perché tale rivalutazione era stata già preannunciata a metà agosto quale «rialzo in vista della ripresa a settembre».
Oltre a questo importante rilievo, un ulteriore monito arriva direttamente dai mercati azionari internazionali: l’indice MSCI World Usd ha mancato di poco il precedente target (di secondo livello) mensile rialzista (3.175,43 punti), raggiungendo soglia 3.174,13 punti; successivamente le quotazioni hanno perso valore fino a concludere in prossimità degli stessi minimi settimanali (3.120) a 3.122,07 punti e, agli attuali prezzi, non si può escludere il nostro precedente outlook caratterizzato da «un possibile cedimento con destinazione area 3.000». Solo il ritorno dei prezzi (con almeno due chiusure) oltre soglia 3.150,82 punti potrà decretare un ritrovato ottimismo in ottica di brevissimo termine; viceversa, l’attuale status è orientato alla negatività.
Il mercato obbligazionario governativo (rif. JPM GBI Gl. Usd) continua il proprio “navigare a vista” all’insegna dell’incertezza. Sono ormai cinque le settimane consecutive circoscritte in un chiaro trading range che si caratterizza per essere inferiore (prezzo medio) al pivot point individuato (595,344 punti). Anche per l’ottava in corso viene riconfermata la nostra precedente view: qualora i prezzi dovessero riportarsi oltre il pivot indicato potremmo assistere ad un allungo oltre quota 596,26 punti. Scenario opposto, e pertanto negativo, qualora dovessimo registrare la violazione (già avvenuta nei giorni scorsi) del supporto a 593,68: il primo target viene individuato in corrispondenza di area 592,90 punti.
A far ben sperare in chiave rialzista e in ottica di breve termine sono le commodities ed il loro principale benchmark (CRB Index) che – rispetto ai minimi di fine agosto – ha ripreso vigore, soprattutto perché trainato dall’ottima performance messa a segno dal petrolio. L’attuale ed immediato obiettivo viene collocato in area 223,084 e – solo il cedimento oltre la soglia di supporto a 217,605 punti (con obiettivo a 213,189) – potrebbe compromettere l’impostazione rialzista in essere.
Monitorando i rispettivi basket si può osservare un petrolio (rif. WTI) “pronto” per un potenziale allungo con primo target a quota 70,67 e successivo step oltre i 72,50 dollari. Anche sull’heating oil potremmo assistere ad un significativo upside oltre soglia 219,47 così come per il natural gas traguardato in area 5,195.
Sul contrapposto comparto metals l’oro viene mantenuto in portafoglio e potrebbe essere oggetto di ulteriori acquisti qualora i prezzi dovessero ritornare al di sotto di quota 1.774,60 dollari. L’argento, nonostante il recente rialzo, si ritiene ancora debole con possibili ingressi a prezzi inferiori (sotto area 23,21). I precedenti outlook positivi sia su nickel (ormai giunto sui massimi del 2014) che sul rame vengono parzialmente aggiornati: sul primo si preferisce “uscire a mercato” a seguito di questa importante rivalutazione ottenuta; sul secondo, invece, anche se gli attuali scambi potrebbero permettere una vendita (scenario preferibile), possiamo individuare soglia 447,75 quale take profit di brevissimo termine.
Sul mercato valutario si registra una contrazione della volatilità intraday sui principali cross e la cautela viene pertanto suggerita. Operativamente: su Eur/Usd viene posizionato uno short in caso di violazione di area 1,1804 (obiettivo a 1,1767) mentre sul rapporto Gbp/Usd si auspica un ingresso long qualora gli scambi dovessero oltrepassare il doppio massimo di area 1,3885 (target a 1,3951).
Il trimestre che si sta concludendo potrebbe riservare alcune sorprese in chiave azionaria: qualora l’ottava in corso non dovesse riscontrare una immediata ripresa dei listini borsistici, l’intero quadro tecnico verrebbe compromesso con ovvie e conseguenti implicazioni ribassiste.
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