«Che cosa si aspetta dalla Chiesa il nostro popolo? Mi vengono in mente tre parole: libertà, creatività, dialogo»: lo ha detto Papa Francesco nella mattina di lunedì da Bratislava, all’interno del viaggio apostolico in Ungheria e Slovacchia. In un mondo che sembra sempre più spesso contrario alla libertà e cultura cristiana, le parole del Papa fungono da monito ai tanti casi presenti anche in Italia dove una presenza “originale” dei cristiani servirebbe quanto prima.
Dalla “dittatura dei diritti” (ovvero dove ogni istinto e pensiero deve essere tramutato in diritto, altrimenti si è considerati direttamente dei fascisti) fino al potenziale futuro di sdoganamento dell’utero in affitto, al tema scottante dell’eutanasia, con l’imminente referendum sulla legalizzazione portato avanti dai Radicali e da parti del Centrosinistra. Ne scrive Alberto Mattioli nel suo editoriale sull’Avvenire, avvertendo la necessità di ritrovare quel “senso del limite” per evitare di sfondare nella più incontrollata autodeterminazione. «Siamo pellegrini alla continua ricerca di noi stessi nel mondo che ci circonda», scrive l’editorialista del quotidiano della CEI, «Siamo in balìa dell’imprevedibile, che è fuori di noi e che in noi. E se questo limite è così evidente, come ritenere di possedere la capacità di autodeterminarci sino erigerci decisori assoluti su ogni cosa della nostra vita, dal concepimento alla fine?».
IL LIMITE E LA VITA SACRA
Secondo Mattioli, è possibile credere che Dio non esista – è legittimo ci mancherebbe, anzi è ormai molto più diffuso dei credenti come sentire – ma «non possiamo credere di essere Dio. Avverto, quindi, un gran disagio dinnanzi alla deriva individualista radicale nella sinistra (non solo italiana) circa l’antropologia umana, in particolare verso l’idea del suicidio assistito e dell’omicidio del consenziente». Il problema dell’eutanasia, sottolinea ancora l’Avvenire, non è tanto il nodo comprensibile del desiderio di morire dignitosamente: bensì, «la pretesa di autodeterminarsi sino a tal punto mi pare foriera di derive strumentali e pessime interpretazioni. Una scelta apparentemente limitata, che causa effetti illimitati. Quando, e cosa, è vita dignitosa? Arriveremo a valutare e catalogare la vita utile o inutile?». L’invito è a tutti, politici e non, a riflettere bene sulla possibile deriva che potrà prendere una cultura del genere: Mattioli se la ‘prende’ soprattutto con i cristiani di sinistra in area Pd, attenti ai temi “etici” e ai “diritti”, «credo che i cattolici debbano essere più scomodi e profetici in questa società liquida. Pur sapendo di non sapere, sappiamo che la sofferenza è ineludibile, e allora dobbiamo sempre accudirla e cercare di darle senso»