Il professor Andrea Crisanti è tornato nuovamente a parlare e lo ha fatto stamane in diretta televisiva con il programma di La7, L’Aria che tira. Le prime parole che il direttore di microbiologia dell’università di Padova ha scambiato con la padrona di casa, Myrta Merlino, sono state puramente di “gossip”: “E’ di sinistra come il prof Galli che mi è andato alla festa di Articolo Uno a Padova?”, la domanda della conduttrice, e il professore replica: “Ma guardi io ho delle idee sui temi sociali, non è un segreto con nessuno, si se mi vuole classificare così sono di sinistra, non è che mi vergogno, non faccio fatica a dirle che da giovane ho militato anche in gruppi extraparlamentari poi chiaramente sono diventato un po’ equilibrato”.
L’intervista è stata quindi dirottata su temi più attinenti la materia di insegnamento del prof, come ad esempio il green pass, per cui Crisanti ribadisce il suo pensiero: “Il Green pass non è una misura di sanità pubblica, non ha una metrica per misurare l’impatto sulla trasmissione. E’ un provvedimento estemporaneo che di fatto ha l’obiettivo di limitare i contatti tra persone non vaccinate, ma nessun conosce l’effetto del Green pass sulla trasmissione del virus. Quello che è pericoloso è che i politici dicono che con il Green pass creiamo degli ambienti sicuri. Non c’è nulla di più sbagliato, perché siamo solo leggermente più protetti con il certificato verde, ma non sicuri”.
CRISANTI: “SIAMO IN UNA FASE DI TRANSIZIONE MA…”
Secondo Crisanti, che è sempre stato piuttosto pessimista sulla pandemia, forse si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel: “Siamo ancora in una fase di transizione e forse si intravede la luce alla fine del tunnel. Ma abbiamo situazioni come quella che sta capitando in Inghilterra, con 30-40mila casi al giorno e 150-180 decessi quotidiani, un numero importante che getta sfiducia su quello che potrebbe capitare da noi”. La speranza è che l’Italia, che comunque ha misure di restrizione più rigide rispetto alla Gran Bretagna, possa proseguire con il contenimento del covid anche se la riapertura delle scuole e l’autunno alle porte sono motivi di preoccupazione.