SONDAGGI ELEZIONI COMUNALI MILANO E ROMA – Secondo le ultime rilevazioni di Youtrend, a Milano il sindaco Giuseppe Sala dovrebbe riuscire già al primo turno, con il 51,4% dei consensi, a confermarsi, visto che il candidato della coalizione di centrodestra, Luca Bernardo, è staccato di ben 14 punti (37,2%). Non solo. In caso di ballottaggio, Sala rafforzerebbe ancor di più il gap, volando al 64,2% e lasciando il suo avversario al 35,8%. Fuori dai giochi gli altri candidati. Più combattuta invece la partita delle elezioni comunali di Roma: sempre Youtrend vede in testa nelle preferenze di voto Michetti (centrodestra) intorno al 31%. Gualtieri (Pd) sarebbe al 27%, la pentastellata sindaca uscente Raggi al 19,1% e Calenda al 18,9%.
Nella capitale però pesa il grande numero di indecisi (oltre il 40%) che potrebbero cambiare gli equilibri. Previsioni che si possono tranquillamente confermare? “Un conto sono i sondaggi – puntualizza Carlo Buttaroni, sondaggista, fondatore e presidente di Tecnè -, un conto sono i risultati delle urne. Le due cose non vanno sovrapposte: i sondaggi misurano l’orientamento, i voti evidenziano un comportamento. E come l’esperienza insegna: a essere decisiva sarà l’ultima settimana di campagna elettorale, perché molti cittadini decidono praticamente all’ultimo miglio. E non dimentichiamoci che, in caso di ballottaggio, a vincere non sono tanto i candidati che sanno attrarre altri elettori, ma quelli che nel ritorno alle urne non perdono i propri del primo turno. In questo gli elettori del centrodestra tendono un po’ ad allentare la morsa, più di quelli del centrosinistra”.
Proviamo allora a scandagliare gli orientamenti. A Milano il risultato sembra scontato: Sala, oggi al 49%, riuscirà a confermarsi sindaco già al primo turno?
Difficile dirlo adesso.
Ma quanto vento ha nelle vele?
Oggi le dichiarazioni di voto per Sala oscillano tra il 45% e il 49% e il vento a suo favore è montato nelle ultime settimane, favorito dall’attenuazione dei consensi per Bernardo, che secondo noi è accreditato di un consenso fra il 39% e il 43%.
Chi fa da traino a Sala e cosa piace di lui ai milanesi?
Sul sindaco uscente i giudizi non sono negativi: piace il suo pragmatismo e gli si concedono le “attenuanti” di aver dovuto governare in questi due anni molto difficili a causa della pandemia. Questo ha consolidato il suo perimetro e il suo bacino di riferimento.
La svolta green quanta spinta elettorale supplementare sta dando a Sala?
In questo momento il Pd non gode di ampio consenso, neppure nell’ambito degli stessi elettori di centrosinistra, perché viene percepito come una nebulosa a cui non riescono a dare una forma precisa. Per Sala l’eccessiva identificazione con il Partito democratico poteva essere una zavorra. Quindi l’aver dato un’impronta green alla sua candidatura lo agevolerà: Milano è la città che guarda con maggior interesse alla transizione ecologica.
Il centrodestra senza candidato batteva Sala. Ora Bernardo rallenta ed è costretto a inseguire. Come mai?
Quando ancora non c’era il candidato del centrodestra, la sfida fra gli schieramenti era più in equilibrio, perché gli elettori solitamente trasferiscono tutto il loro potenziale immaginifico sul candidato ideale. Da un lato, quindi, Bernardo non è riuscito ancora a cogliere tutto il potenziale della coalizione che lo sostiene. E, dall’altro, non ha saputo ancora interpretare quel passo in più che i milanesi chiedono. Lo chiedono a Sala, tanto più a lui.
Come sono messi i Cinquestelle e la loro candidata Layla Pavone?
Sono distanti: M5s è stimato al massimo al 5% e la Pavone raccoglie tra il 3% e il 7% delle dichiarazioni di voto.
A Milano gli indecisi possono cambiare lo scenario?
Gli indecisi veri, quelli che devono ancora schierarsi, sono meno di quelli che si pensano, non arrivano al 10%. Ma più che agli indecisi, guarderei ai cosiddetti “transitanti”.
E chi sarebbero?
In questi anni ci siamo abituati alla mobilità degli elettori, che cambiano velocemente partito e candidato. Sono stimabili intorno al 7-8%, che decideranno solo all’ultimo momento.
A Roma la partita è più incerta. Proviamo intanto a fare la griglia di partenza. Chi oggi è in pole position?
Enrico Michetti è stimato fra il 30% e il 34%, dietro a lui si piazza Roberto Gualtieri con il 23-27%, poi Virginia Raggi, accreditata di un 18-22%, infine Carlo Calenda, che raccoglie dichiarazioni di voto a suo favore dal 15-19% di cittadini.
Il più sicuro di arrivare ai ballottaggi sembra Michetti. È così?
Sì, al momento Michetti, anche grazie alla forza dei partiti che lo sostengono, è il favorito.
Michetti è considerato un uomo che conosce i problemi di Roma. Viene percepito anche come risolutore di questi problemi?
Tra i quattro in lizza Michetti ha il posizionamento più alto, il che significa che alla domanda se potrebbe risolvere i problemi di Roma risulta essere il candidato più performante.
Non pensa che Gualtieri e Calenda si pestino un po’ i piedi a vicenda?
In effetti il centrosinistra parte indubbiamente diviso.
Chi potrebbe essere allora lo sfidante di Michetti?
Se la giocano un po’ tutti e tre, con un leggero vantaggio per Gualtieri.
Perché la sfida è così aperta?
Quel terzetto, anche se non proprio millimetricamente ma quanto meno su largo raggio, va a pescare nello stesso bacino elettorale. Ed è uno sprint che si gioca in curva, perché l’esito finale dipenderà molto da chi saprà “convincere” meglio le periferie di Roma. La chiave del secondo posto è lì.
Anche la Raggi ha chance di arrivare al ballottaggio?
Fra i tre la Raggi, che è oggi l’unica candidata che può tenere alto il vessillo dei Cinquestelle, è quella che ha minori possibilità, perché ha guidato un’amministrazione molto divisiva.
E Calenda?
È un po’ l’oggetto misterioso. Può raccogliere più consensi trasversali, sia soprattutto sinistra, ma anche in quello di centrodestra. Molti elettori romani sui partiti hanno un giudizio negativo ed esprimono solo una preferenza sul candidato sindaco e in questo caso il nome più ricorrente è proprio quello di Calenda.
In un eventuale ballottaggio Michetti rischierebbe di più con Gualtieri o con Calenda?
Probabilmente con Calenda, proprio perché su un eventuale piano cartesiano è il più vicino a Michetti, mentre Gualtieri è il più lontano.
La quota di indecisi quanto è ampia e quanto può essere decisiva per il verdetto finale?
A Roma la quota di indecisi veri è maggiore che a Milano, si aggira attorno al 15%, quindi è cospicua e decisiva. I “transitanti” invece sono stimati al 5%.
Le amministrative avranno anche un valore politico. Guardando al voto nelle grandi città nel suo insieme, che messaggio arriverà alla politica nazionale?
Fossi uno scommettitore, giocherei un pareggio. Nelle città importanti il centrosinistra storicamente può giocare le sue carte, anche se registrerà una flessione di consensi. Quanto al centrodestra, troverà conferma nella sua forza elettorale nazionale, migliorando probabilmente il risultato delle europee e certamente meglio di quanto raccolto alle pxolitiche.
Fratelli d’Italia davanti alla Lega?
Probabilmente sì.
Pd di Letta più debole?
Non credo, visto che il risultato che uscirà il 5 ottobre sarà dopato dalla presenza di candidati molto performanti, come appunto Sala.
Effetto Conte per il M5s che arresterà la sua caduta di consensi?
Tutt’al più assisteremo a una tenuta, ma ancora con un segno meno. E comunque il M5s si ritroverà molto lontano dal picco delle politiche.
(Marco Biscella)
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