Una vicenda sempre più complicata, quella che riguarda il presunto rapimento di Eitan Biran, il bambino unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, dove ha perso entrambi i genitori e il fratellino. Affidato dalla giustizia italiana alla zia paterna, residente a Pavia dove viveva anche la famiglia distrutta, di provenienza israeliana, Eitan è stato riportato in Israele dal nonno materno senza avvertire né la zia né le autorità italiane. Anzi, la procura di Pavia che si occupa del caso aveva chiesto all’uomo di restituire entro il 30 agosto il passaporto del bambino, che come i suoi genitori ha doppia nazionalità, italiana e israeliana, ma la richiesta non ha avuto risposta.
La vicenda presenta molti retroscena: quello religioso (la famiglia materna è ebrea sefardita, pare in contrasto con quella ebrea ortodossa del padre), quello politico (nonni materni di destra, nonni paterni di sinistra) e quello giudiziario: si apre, infatti, un caso internazionale. Secondo il professor Alessandro Meluzzi, psicologo e opinionista, “indagare sugli aspetti religiosi delle due famiglie significa entrare in un aspetto complicato e impossibile da capire, per chi ebreo non è. Quanto invece proposto dal governo israeliano, una soluzione politica, direi che è il percorso migliore per risolvere la situazione, in quanto una composizione giudiziaria sarà impossibile da trovare”.
Ci può spiegare chi sono gli ebrei sefarditi, a cui appartiene la famiglia della madre del piccolo Eitan?
Sono quegli ebrei che vivevano in Spagna prima di essere cacciati dai sovrani cattolici, e che poi si sono spostati in Marocco e nel Nord Africa.
Che tipo di contrasto esiste tra loro e gli ebrei ortodossi? La nonna materna di Eitan ha detto che la figlia, in quanto di origine sefardita, si sentiva trattata male dalla famiglia del marito.
Difficilissimo da dire. Il mondo ebraico è talmente complesso e intricato che pensare di dare giudizi in questo campo non è soltanto azzardato, ma soprattutto velleitario. Quello che si può dire, al di là della querelle religiosa, è che questo bambino era figlio di un esponente del Mossad e che il nonno era stato anche lui un alto esponente dei servizi segreti israeliani. Sappiamo quanto questi siano impenetrabili ed efficaci e che un episodio del genere era quasi scontato che avvenisse.
Il nonno avrebbe anche dichiarato che il nipote deve essere cresciuto nella tradizione ebraica, in quanto a Pavia frequentava una scuola cattolica, ed è uno dei motivi per cui lo avrebbe rapito.
Che un ex esponente del Mossad potesse dire una cosa diversa, mi avrebbe stupito molto.
C’è anche una questione politica, basata su differenze di appartenenza, destra e sinistra?
Cosa vogliano dire destra e sinistra nel mondo israeliano, mi è ancora più difficile da capire della questione religiosa. Tutta questa storia è molto difficile da capire fuori dal mondo ebraico. In Israele ci sono polemiche molto serrate fra i sostenitori di Netanyahu e i sostenitori della diaspora, per dirne una. Quello che sappiamo oggi è che un ex esponente dei servizi segreti israeliani è venuto in Italia e si è preso il nipote. Certo, potremmo discutere se e come i nostri servizi avrebbero potuto impedirlo…
Il governo israeliano ha parlato di una possibile soluzione politica. Cosa significa? Perché non giudiziaria?
Bisognerà far decidere alla magistratura. Direi che la soluzione politica potrebbe essere l’unica realistica: non credo ce ne sia una giudiziaria.
Perché?
Lo Stato di Israele e i suoi apparati di sicurezza hanno una forza contrattuale tale da potersene infischiare delle rogatorie internazionali e dei tribunali dei minori. Direi che c’è una sproporzione di forze in gioco.
Però la procura di Pavia aveva chiesto esplicitamente al nonno di consegnare il passaporto israeliano del nipote, cosa che non ha fatto. Questo non è un atto illegale?
Lei crede che un esponente del Mossad avrebbe consegnato il passaporto del bambino? Nelle grandi questioni politiche c’è un fattore che non dobbiamo mai perdere di vista, ed è la forza. È quella cosa che il presidente Draghi sta esercitando nei confronti degli italiani in materia vaccinale. Le pare che qualche magistrato stia sollevando questo problema?
Direi di no, ma non le sembrano due questioni diverse?
Le pare che noi, che non siamo capaci di sollevare questa questione, dobbiamo giudicare se Israele stia usando la forza o no? Cominciamo ad occuparci delle violazioni che alcuni italiani esercitano su altri italiani e poi discuteremo della procura di Pavia. Che questa, piuttosto, si muova per quei genitori italiani che non possono entrare a scuola a prendere i figli, a causa di questo imbroglio del green pass.
(Paolo Vites)
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