Mentre il governo estende il green pass a tutta la pubblica amministrazione e al settore privato, si complica nella scuola il problema dei controlli. Sono in campo tutti, dal Codacons ai sindacati, sino ad arrivare alle associazioni no vax e a singoli genitori sostenuti da studi legali. E poi ci sono le paritarie, che come sempre il ministero dell’Istruzione ha escluso dall’utilizzo dei propri strumenti informatici, considerandole scuole di serie B.
Una questione nel frattempo sembra sia stata risolta. I cortili delle scuole non sono più inaccessibili per i genitori. Lo ha detto qualche giorno fa all’AdnKronos Barbara Floridia, sottosegretario all’Istruzione, precisando: “È vero che i cortili e i giardini rientrano fra le strutture scolastiche, ma è pur vero che si trovano all’aperto, dunque ritengo che a tutti i genitori si possa permettere di accompagnare i loro figli fino all’ingresso dell’edificio scolastico”.
Il sottosegretario ha espresso un’opinione ragionevole, che tuttavia molte scuole, per togliersi d’impaccio da eventuali istanze e denunce, non seguono e tengono rigorosamente i genitori ai cancelli. Vale sempre la logica che sia meglio non rischiare, anche perché sinora non ce n’è traccia nelle Faq ministeriali.
Secondo la Cgil, nonostante le difficoltà, i controlli di accesso hanno funzionato, ma è noto che la pressione dei genitori contrari al pass si scarica sempre sui dirigenti scolastici e sui gestori delle paritarie. Sono loro in prima fila che devono fermare tutti quelli che cercano di accedere alle strutture scolastiche, ricevere le istanze, le dichiarazioni e le diffide.
Queste ultime sono numerosissime e passano sotto traccia. Vengono inviate ai dirigenti scolastici, compilate su moduli prestampati e rivelano l’esistenza di organizzazioni di avvocati no vax che offrono le proprie competenze per fare pressione sui capi d’istituto. Intimano, come in una scuola di Bologna, a non sottoporre a “qualsivoglia vaccino” il proprio figlio, oppure, in un istituto genovese, sostenuti da ComiCost, un’associazione a difesa dei diritti costituzionali e particolarmente impegnata a contrastare il green pass, una famiglia autocertifica, ma in realtà dichiara, il proprio diritto all’ingresso a scuola, all’utilizzo dei trasporti e alla frequenza scolastica.
I carabinieri e le forze dell’ordine in questi giorni sono mobilitati e spesso presenziano gli ingressi delle scuole, in quanto sono spesso chiamati dal personale scolastico o dai genitori sprovvisti di certificato verde: i primi per impedire l’accesso, i secondi per creare un precedente contro il decreto 105/21 che, appena approvato, estende a 12 mesi la validità della certificazione.
A creare ulteriore confusione ci si sono messe anche le sigle sindacali minori con lo sciopero indetto il primo giorno di scuola o i docenti e il personale irriducibile che non accetta l’imposizione del vaccino anti-Covid.
Insomma, in questi giorni i punti nevralgici degli istituti sono diventati gli ingressi dove alcuni addetti presenziano continuamente e controllano chi entra, con il compito di fermare chi non è adempiente alla norma. Le discussioni, i battibecchi, qualche volta le urla, minacce di azioni legali sono all’ordine del giorno e la fa da padrona la app VerificaC19 (Eu digital Covid certificate) voluta dalla Commissione europea per accertare tramite il codice QR code, lo stato di immunizzazione del soggetto che presenta il green pass.
Il ministero dell’Istruzione ha anche attivato una Piattaforma nazionale per la verifica della validità del certificato verde, con la segnalazione della scadenza. Il portale è molto utile, perché permette di non controllare quotidianamente agli ingressi il green pass, ma Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura, ha dichiarato all’Ansa che è stato attivato solo per le scuole statali, escludendo tutto il personale delle paritarie, tra cui anche quelle comunali. “È giusto – ha dichiarato Toccafondi – individuare un sistema di verifica che possa essere utilizzato da tutte le scuole”, perché “il sistema d’istruzione è unico e queste disparità non aiutano nessuno”.
Pare che la confusione non sia solo all’entrata delle scuole, ma anche nelle segrete stanze del ministero dell’Istruzione a Roma.
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